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Dal neonato all' uomo: la salute al maschile

Dai principali quotidiani italiani a diffusione nazionale:

LO STUDIO
I veleni che mutano le misure dell' uomo
Effetti sui giovani. L' inquinamento causa squilibri ormonali. I ragazzi assomigliano sempre più alle ragazze.

MILANO - L' argomento è un po' imbarazzante, ma la ricerca è ricerca: uno studio dell' Università di Padova ha appena concluso che le «misure» maschili si stanno riducendo e la lunghezza del pene, valutata a riposo, è diminuita mediamente di quasi un centimetro, negli ultimi sessant' anni. Da 9,7 centimetri (secondo i dati del rapporto Kinsey del 1948 relativi a oltre 2700 maschi che, è bene sottolineare, erano americani e forse non confrontabili al 100 per cento con gli italiani) a 8,9, la media rilevata in oltre 2000 diciottenni veneti dall' équipe del patologo Carlo Foresta dell' Università di Padova, responsabile del Centro regionale di crioconservazione dei gameti. Il problema è serio, al di là di facili battute: la causa di questa situazione è l' inquinamento ambientale. Che comincia a creare danni all' apparato riproduttivo già nell' utero materno. «Diossine, pesticidi, metalli pesanti, additivi di plastiche, vernici e detergenti - spiega Foresta in occasione del convegno in corso ad Abano Terme sulla Medicina della riproduzione - possono agire in due modi: riducendo l' attività degli ormoni maschili androgeni o mimando l' attività degli estrogeni femminili». E dal momento che la dimensione di pene e testicoli è determinata dagli androgeni, un calo di questi ultimi porta alle conseguenze che si possono immaginare. «Ma il problema è anche un altro - continua Foresta -. Un alterato equilibrio ormonale, dovuto a una ridotta attività degli androgeni, determina non solo una riduzione delle dimensioni del pene, ma anche modificazioni morfologiche del corpo maschile. L' armonia e le proporzioni del corpo, infatti, sono determinate dagli ormoni. I giovani del terzo millennio diventano più alti perché hanno le gambe sempre più lunghe. Questo è un altro effetto dello squilibrio ormonale da inquinamento». I ragazzi di oggi stanno assumendo una struttura fisica molto diversa da quella che avevano cento anni fa e che li fa sempre più assomigliare alle donne.

Bazzi, Adriana
CORRIERE CULTURA - Pagina 33
(27 febbraio 2010) - Corriere della Sera

STUDIO GIAPPONESE SUI TOPI, PUBBLICATO SULLA RIVISTA «HUMAN REPRODUCTION»
Gli uomini vivono meno delle donne per colpa dei loro geni
Gli stili di vita hanno un peso notevole. Ma il genoma maschile in sè ha già un effetto negativo sull' aspettativa di vita dei mammiferi.

MILANO - Le donne vivono più a lungo degli uomini e la ragione non sarebbe da ricercare nello stile di vita più sano e meno stressante (che pure qualche indubbio vantaggio lo porta) bensì nello sperma maschile, che avrebbe effetti nocivi sulla longevità dei mammiferi. Lo suggerisce uno studio giapponese sui topi, pubblicato sulla rivista «Human Reproduction», dal quale è emerso che le femmine sopravvivono in media un terzo in più dei maschi.

ESPERIMENTO TRA I TOPI - L' èquipe guidata dal professor Tomohiro Kono dell' Università dell' Agricoltura di Tokyo e dal suo collega Manabu Kawahara del Laboratorio di Ricerca e Sviluppo Animale della Saga Univesity ha, infatti, creato in laboratorio femmine di topo usando il materiale genetico di due madri, quindi senza intervento maschile, scoprendo che queste «super femmine» hanno vissuto una media di 186 giorni in più rispetto ai topi nati da un tradizionale mix di geni materni e paterni. Non solo. Dallo studio è anche emerso che i topi con due madri erano sensibilmente più piccoli e più leggeri degli altri e che avevano un sistema immunitario migliore, con un determinato tipo di globuli bianchi in più.

MATERIALE GENETICO SOLO DALLE MADRI - In pratica, si è proceduto in questo modo: il materiale genetico preso dagli ovuli di topi giovani è stato manipolato in laboratorio e poi inserito in ovuli non fecondati. Una volta sviluppati gli embrioni, questi sono stati trasferiti in madri topo surrogato. I topi nati seguendo questo procedimento sono stati considerati «bimaterni», avendo ricevuto il materiale genetico da due madri ma non da un padre, e le loro aspettative di vita sono state quindi confrontate con i topi nati con un padre e una madre regolamentari. «Sappiamo che in quasi tutte le culture del mondo le donne vivono più a lungo degli uomini – ha spiegato il professor Kono ai giornali – e che questo accade anche in molte altre specie di mammiferi, ma il motivo era sconosciuto. Ma grazie al nostro studio è stato possibile riscontrare come i due sessi reagiscano diversamente in tema di longevità a livello del genoma, suggerendo così che il genoma maschile abbia un effetto negativo sull' aspettativa di vita dei mammiferi, ed è stato inoltre possibile rispondere alla domanda se la longevità sia controllata dalla composizione del genoma di uno o di entrambi i genitori e, quindi, probabilmente capire perché le donne sono in vantaggio sugli uomini quanto ad aspettativa di vita».

Marchetti, Simona
CORRIERE SCIENZE
(02 dicembre 2009) - Corriere della Sera

DIMINUISCE LA FERTILITÀ
È vicina la fine del maschio

PIÙ che un inventario al microscopio ha tutta l' appa­renza di un mesto conto alla rovescia. Un' équipe di ricerca­tori del centro per la fertilità di Aberdeen in Scozia ha di recente lanciato l' allarme: un' analisi condotta su 16.000 campioni di sperma prelevati da poco meno della metà di donatori, rivela che fra il 1989 e il 2002 il conteggio delle unità è passato da 87 a 62 milioni per millilitro. Un de­cremento che non ha nulla da invidiare agli imminenti saldi di fine stagione. Praticamente uno spermatozoo su tre s' è dato alla macchia, grosso mo­do nell' arco di tempo in cui un esemplare della specie si tra­muta da poppante famelico in adolescente griffato. Avanza­re l' ipotesi di un generico tramonto del maschio sareb­be, indubbiamente, presuntuo­so (o pretestuoso). Meglio, piuttosto, confidare ottimisti­camente nel vecchio adagio che dice più o meno: pochi ma buoni. Ma certo, in tempi come questi di genitorialità avvertita come un diritto e uno status sociale prima anco­ra che come il frutto di un impulso, questa inermità ma­schile desta non tanto sorpre­sa quanto una specia di irrequietezza.

La notizia conferma infatti un' evidenza, e cioè che più alto è il tasso di civiltà - o presunta tale - meno si fa urgente l' impulso alla conser­vazione della specie. Tanto in ambito sociale quanto, eviden­temente, nei meccanismi bio­logici che ci regolano. Ma mentre una volta la procrea­zione - e il suo fallimento ­erano patrimonio esclusivo della donna, ora le responsabi­lità sono equamente condivi­se. Contare quei minuscoli girini - con chissà che fatica ­è anche un atto di tardiva giustizia verso tutte le donne vessate in passato per non essere state capaci di ingravi­darsi.

Ma tanto precipitare della potenza maschile lascia sup­porre che siamo forse alla vigilia di una svolta epocale, non dissimile da quella che segnò la vittoria dell' homo sapiens sul rude neandertha­liano. Perché di questo passo, per riuscire a procurarsi la quota minima di materia pri­ma per fare un figlio, toccherà dotarsi di un assortimento di partner degno di un harem. Rimbocchiamoci dunque le maniche e facciamo di necessità virtù: il nuovo che avanza è la poliandria.

Loewenthal, Elena
NUMERO 8 - Pagina 1
(09 gennaio 2004) - La Stampa 

SALUTE E PSICOLOGIA, CONGRESSO MONDIALE A VIENNA
«Troppi mutamenti. Così il maschio rischia l' estinzione»
È più alto, più colto ma ha meno certezze e muore prima.

MILANO - Premessa per gli scettici: il discorso è serio. I nuovi modelli economici, sociali, sessuali, amplificati dalle scoperte della bioingegneria e della medicina riproduttiva starebbero spingendo il maschio verso l' estinzione. È la tesi con cui si è aperto, ieri a Vienna, il primo congresso mondiale sulla salute maschile. Un congresso medico con sessuologi e psicologi, ma anche cardiologi, internisti, esperti nelle terapie tumorali, infettivologi, alimentaristi. Tutti al capezzale di quello che una volta era il «sesso forte» e che oggi è invece messo all' angolo da statistiche impietose. Gli uomini sono in media il 10 per cento più alti, il 20 per cento più pesanti, il 30 per cento più forti rispetto alle loro compagne, più istruiti dei loro antenati. Eppure sono meno resistenti alla fatica, si ammalano di più, muoiono prima (a 75 anni, contro gli 82 delle donne).

PROVOCAZIONE - E ora che la scienza è riuscita a togliergli anche il ruolo di indispensabili partner sessuali, guadagnando il traguardo della fecondazione di uova femminili con il nucleo di cellule adulte (indipendentemente, dunque, dallo sperma), ecco i maschi a un passo dalla catastrofe. «Se non cambieranno mentalità e stile di vita, si estingueranno», sentenzia, con un po' di sana provocazione, Siegfried Meryn, presidente del congresso e professore all' università di Vienna (vicepresidente è una donna, Anita Rieder, una scelta politically correct). «Negli ultimi 25 anni il ruolo degli uomini è drammaticamente cambiato - spiega Meryn -. Le donne sono diventate i membri dominanti della società. Mano a mano che si faranno più sottili le differenze sociali fra i sessi, vedremo forse ampliarsi ancora di più il divario fra la vita media dell' uno e dell' altra? La risposta è sì».  

SALUTE - Mea culpa. Gli uomini vanno meno dal medico, prendono meno medicine, sono meno attenti alla dieta. Oppure sviluppano un' ipocondria bella e buona, passando da un eccesso all' altro. Il motivo: hanno un rapporto con il proprio corpo meno sicuro e consapevole di quello della donna. la crisi del maschio passa anche dall' ambulatorio. Ian Banks, presidente dell' European Men' s health forum, anche lui al congresso di Vienna, spiega che «gli uomini rinviano sempre i controlli dal medico perché li giudicano affari di donne». Un attentato alla virilità. Ma non è ancora finita: i maschi hanno mille difficoltà nell' esprimere timori circa la loro salute e inoltre le loro conoscenze di medicina e prevenzione sono spesso scarse. A monte ci sarebbe dunque un problema d' informazione. «Ciò che si sa sulla salute degli uomini è assai meno pubblicizzato rispetto a ciò che si sa sulle salute delle donne», denuncia Banks.

INFORMAZIONE - Eppure ce ne sarebbero di cose da dire. Nell' uomo la maggior parte delle malattie cardiovascolari sono più frequenti: a 40 anni uno su due, e solo una donna su tre, è a rischio di malattia coronarica. Gli uomini sono più stressati sul lavoro e quindi più soggetti all' aterosclerosi. Persino l' osteoporosi, malattia tipica delle donne in menopausa, è in aumento fra i maschi. Ultimo dato: per il cancro alla prostata, secondo per mortalità, non sono mai state organizzate campagne di screening martellanti come quelle sul pap test, per il cancro al collo dell' utero, o la mammografia per il tumore al seno. Conclusione dei medici riuniti a Vienna: bisogna fare più prevenzione maschile. «E servono anche linee telefoniche di autoaiuto - riprende il Siegfried Meryn - a cui gli uomini possano rivolgersi in maniera anonima per chiarire dubbi e calmare l' ansia».

PSICHE - «Negli ultimi anni - ha scritto Meryn sul British Medical Journal, anticipando alcuni temi del congresso - c' è stato un netto aumento dei disordini psicosociali nei maschi». Alcol e abuso di droghe, depressione, violenza. Anche le guerre sparse per il mondo, «per la maggior parte causate, combattute e aggravate dagli uomini», hanno fatto la loro parte nel segnare un declino biologico e psicologico insieme. «Le donne di oggi hanno sviluppato una maggiore intelligenza delle emozioni e una maggiore competenza sociale rispetto agli uomini», è uno degli assunti del congresso aperto a Vienna. E il mix fra emozioni opportunamente razionalizzate e abilità professionali ha avuto l' effetto di un propulsore che ha mandato in orbita l' universo femminile. Così l' assise dei medici è costretta ad ammettere: «Le donne hanno imparato ad avere un maggiore controllo sulle loro vite e lo usano per trarne vantaggio». Insomma: per il genere maschile si starebbe aprendo un periodo di cambiamento e di incertezza assolutamente senza precedenti. Scricchiola tutto: lavoro e famiglia. Anche l' idea che hanno di se stessi sta cambiando e il futuro, a sentire ciò che arriva da Vienna, potrebbe rivelarsi ben poco luminoso. «Gli uomini non stanno più necessariamente in cima alla gerarchia in ufficio, nell' industria o dentro i palazzi del potere», è la constatazione del congresso. Senza affermazioni e riconoscimenti pubblici sul lavoro, finisce che gli uomini «mettono un punto interrogativo anche sul posto che occupano nel mondo».

RIPRODUZIONE - Riassumiamo: banche dello sperma a cui una donna può rivolgersi per restare incinta senza essere costretta a cercarsi un marito, un fidanzato o un amante; fecondazione in vitro; clonazione, sperma artificiale. Il maschio sta diventando obsoleto anche per la riproduzione? I catastrofisti specializzati in previsioni di lungo periodo rispondono di sì. I medici di Vienna, più prudentemente, sospendono il giudizio. Le cose però sembrano non andare meglio dentro la famiglia, dove il maschio gioca ormai di rimessa, troppo assente e lontano per diventare un modello importante per i figli. Il congresso si chiuderà domani. Titolo dell' ultima sessione: «Il futuro degli uomini». Fra gli interventi: «Ricostruire l' identità maschile» e «Salute dell' uomo: un sesso in crisi».

Monti, Daniela
CORRIERE CULTURA - Pagina 20
(03 novembre 2001) - Corriere della Sera

Il maschio? Si estinguerà

LONDRA - I maschi sono destinati all' estinzione: presto le donne potranno fare a meno dell' uomo, che si troverà sprovvisto di un ruolo sia biologico sia sociale. L' impietosa previsione arriva da due ricercatori che hanno promosso un convegno a Vienna per analizzare lo stato di salute del sesso forte. Secondo Siegfried Meryn, professore dell' Istituto per l' educazione medica dell' università di Vienna, e Alejandro Jadad dell' ateneo di Toronto, le nuove tecniche della fecondazione assistita stanno rendendo il maschio sempre più inutile. E anche nella società, o in famiglia, gli uomini sono in crisi verticale: «Negli ultimi anni - dicono i due studiosi - c' è stato un netto aumento dei disordini psicosociali dei maschi». Da qui la catastrofica profezia.

CRONACA - Pagina 22
(03 novembre 2001) - la Repubblica 

Da altre fonti:

Il genoma paterno accorcia la vita
Topi che ottengono il loro patrimonio genetico da due madri invece che da una madre e un padre hanno una vita media più lunga di un terzo rispetto ai topi normali.

Sono molto più longevi i topi femmina prodotti usando materiale genetico proveniente da due madri invece che da una madre e un padre. I geni trasportati dagli spermatozoi hanno infatti un effetto deleterio sulla durata della vita. Questo è quanto risulta da una ricerca condotta da due biologi giapponesi - Tomohiro Kono della Tokyo University of Agriculture e Manabu Kawahara della Saga University - che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista "Human Reproduction".

"Sappiamo da tempo che le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini in quasi tutti i paesi del mondo, e che queste differenze di longevità correlate al genere sono presenti anche in molte altre specie di mammiferi. La ragione di questa differenza non è però chiara, e in particolare non si sapeva se la longevità nei mammiferi fosse controllata dalla composizione genomica di uno o di entrambi i genitori", ha detto Tomohiro Kono, che ha diretto lo studio.

Per risolvere il problema i ricercatori hanno così prodotto degli embrioni fecondando degli ovociti con materiale genetico proveniente da una altro ovocito, trattato in modo da simulare il comportamento degli spermatozoi. Successivamente gli embrioni sono stati impiantati in madri surrogate.

In media i topi così creati dal genoma di due femmine, o "bi-materni (BM), sono infatti vissuti 841.5 giorni rispetto ai 655,5 dei topi di controllo con un normale mix di geni paterni e materni, vale a dire quasi un terzo di più.

"Riteniamo che la ragione più probabile di questa differenza nella longevità sia correlata alla repressione del gene Rasgrf1 nei topi BM. Normalmente questo gene è espresso dal cromosoma ereditato per via paterna ed è un gene imprintato sul cromosoma 9 associato allo sviluppo post-natale. Per ora non è chiaro se Rasgrf1 sia definitivamente associato alla longevità del topo, ma è uno dei più forti candidati a gene responsabile." I geni imprintati sono quelli che sono espressi o silenziati a seconda che siano ereditati dal padre o dalla madre.

"I nostri risultati - scrivono i ricercatori - sono coerenti con i modelli basati sulla selezione sesso-specifica di strategie riproduttive, ossia i maschi massimizzano la fitness con un massiccio investimento riproduttivo aumentando la taglia del corpo per ottenere maggiori opportunità di accoppiamento, ma a prezzo di una longevità minore. In contrasto le femmine solitamente non si impegnano in questi 'comportamenti' maschili costosi e tendono piuttosto a ottimizzare il loro esito riproduttivo conservando energia per il parto, la generazione e l' alimentazione della prole e l' evitamento dei predatori. I nostri risultati indicano inoltre che le differenze nella longevità legate al sesso devono avere origine a livello di genoma, il che implica che nei mammiferi il genoma spermatico ha un effetto deleterio sulla longevità".

NEWS
(02 dicembre 2009) - Le Scienze

Salute: per colpa estrogeni si riduce organo sessuale maschi

PADOVA - Imparano il sesso da amici, cinema, televisione, riviste e libri senza parlarne con medici e tantomeno con la famiglia. Per loro stessa ammissione hanno scarse conoscenze in tema di contraccezione e malattie sessuali e mediamente le dimensioni del loro pene sono leggermente inferiori a quelle dei loro coetanei di una generazione fa, nonostante la loro statura sia notevolmente aumentata, senza però conseguenze per la loro vita sessuale.

È la fotografia ''andrologica'', in proiezione, dei 18/enni italiani uscita da uno studio realizzato tra marzo e maggio di quest' anno dall' università di Padova e l' Ulss 16 attraverso un questionario compilato da 504 studenti di 46 istituti superiori della provincia di Padova. Di questi, 372 hanno accettato di sottoporsi inoltre a visita andrologica i cui esiti hanno permesso di perfezionare il quadro complessivo. ''La riduzione del pene - ha spiegato il coordinatore della ricerca Carlo Foresta, direttore del centro di crioconservazione dei gameti maschili del dipartimento di Istologia - è l' indicatore più evidente dell' influenza dell' ambiente nei cambiamenti della strutture gonatiche. Un ambiente profondamente minato dalla crescente presenza di estrogeni''. Per i ricercatori, la riduzione della lunghezza del pene e l' aumento di statura sono ''i due segnali molto forti'' di un allarme ambientale che può innescare gravi patologie genetiche: dai tumori del testicolo all' infertilità. Il fenomeno, sostengono gli andrologi, non è solo italiano. I primi a evidenziare i cambiamenti sono stati i Paesi europei, Svezia e Norvegia in testa. ''Diserbanti, diossine, farmaci veterinari - ha indicato il professor Foresta - purtroppo sono prodotti anti androgenici e di estrogeni purtroppo sono ricche anche tutte le nostre acque''. A parziale consolazione la ricerca evidenzia comunque che il 92,5% dei giovani giudica normale la propria risposta sessuale. Il 7,5% denuncia invece problemi patologici dall' orgasmo precoce (6,2%) alle difficoltà erettive (1,2%).

ANSA SALUTE
(14 novembre 2006) - ANSA

ATTENZIONE: la presente raccolta verrà periodicamente aggiornata con nuovi articoli.

Genetica: dal maschio alla fecondazione in vitro fino alla partenogenesi

Dai principali quotidiani italiani a diffusione nazionale:

BIOLOGIA RIPRODUTTIVA
Fecondazione, l' ultima sfida: presto
sperma dal midollo osseo delle donne

Una ricerca ai primi stadi di scienziati britannici apre inquietanti scenari. Lo scrive il New Scientist.

LONDRA - Scienziati inglesi dell' università di Newcastle Upon Tyne, avrebbero trovato un modo per trasformare le cellule staminali del midollo osseo femminile in spermatozoi. Alla scoperta dedica spazio il settimanale britannico New Scientist. Il professor Karim Nayernia, che guida l' èquipe, sarebbe pronto a iniziare gli esperimenti entro i prossimi mesi, a patto, ovviamente, di avere le necessarie autorizzazioni, e si dice certo di potere produrre le prime cellule spermatiche femminili entro due anni. Lo sperma maturo, capace di fertilizzare gli ovuli, richiederà invece almeno tre anni di esperimenti. Una sorta di «primo stadio» dello sperma da cellule midollari sarebbe già stato prodotto bombardando le staminali del midollo osseo di topi con vitamine e altri composti chimici. Secondo gli scienziati la scoperta potrebbe rappresentare una tappa fondamentale nella lotta contro l' infertilità. C' è solo un piccolo particolare che va tenuto presente: i bambini nati in questo modo potrebbero essere esclusivamente di sesso femminile, perchè nella riproduzione non entrerebbe in gioco il cromosoma Y, che è patrimonio esclusivo dei maschi. 

PROSPETTIVE INQUIETANTI - Ma gli scenari aperti da questa scoperta, anche a livello etico, possono diventare inquietanti: le ricerche potrebbero consentire a una donna di aver un bambino «tutta da sola», grazie allo sperma prodotto dalle cellule del proprio midollo osseo e ai propri ovuli. E la cosa potrebbe verificarsi anche per un uomo, che potrebbe produrre similarmente le cellule uovo dal proprio midollo osseo. In entrambi i casi si tratterebbe di ipotesi ad lato rischio di anomalie genetiche.

CORRIERE SALUTE
(31 gennaio 2008) - Corriere della Sera

NEWS
Maschi addio, lo sperma arriva
dal midollo osseo delle donne

La ricerca ai primi stadi di scienziati inglesi apre inquietanti scenari.

ROMA - Cari uomini, addio. Dopo avere raggiunto la parità dei sessi, ora le donne attuano il sorpasso "definitivo" nei confronti del maschio, rendendosi autonome nell' unica cosa che, fino ad oggi, non potevano fare: autofecondarsi. Una prospettiva "estrema", che nel prossimo futuro potrebbe non essere così fantascientifica dopo la scoperta fatta dagli scienziati inglesi dell' università di Newcastle Upon Tyne, che hanno scoperto un modo per trasformare le cellule staminali del midollo osseo femminile in sperma, tagliando di fatto il maschio fuori dal processo di creazione della vita.

La scoperta è pubblicata sul New Scientist e ha ampio risalto su tutti i principali quotidiani inglesi. Il professor Karim Nayernia, che guida l' équipe, è pronto ad iniziare gli esperimenti entro i prossimi due mesi, previo il rilascio delle necessarie autorizzazioni e si dice certo di potere produrre le prime cellule spermatiche femminili entro due anni. Lo sperma maturo, capace di fertilizzare gli ovuli, richiederà invece almeno tre anni di esperimenti.

Una sorta di "primo stadio" dello sperma da cellule di midollo osseo femminile sarebbe già stato prodotto dai ricercatori lavorando sui topi di laboratorio, bombardando le staminali del midollo osseo di vitamine e composti chimici. Secondo gli scienziati la scoperta potrebbe rappresentare una tappa fondamentale nella lotta contro l' infertilità. C' è solo un piccolo particolare che va tenuto presente: i bambini nati in questo modo potrebbero essere esclusivamente di sesso femminile, perchè nella riproduzione non entrerebbe in gioco il cromosoma Y, che è un "copyright" esclusivamente maschile. Cosa che, comunque, potrebbe non importare alle coppie omosessuali, che potrebbero avere in questa "terapia" l' unico modo per ottenere dei figli che siano biologicamente il prodotto di entrambe le persone della coppia.

Ma gli scenari aperti da questa scoperta, anche a livello etico, possono diventare inquietanti: le ricerche potrebbero consentire a una donna di aver un bambino "tutta da sola", grazie allo sperma prodotto dalle cellule del proprio midollo osseo e ai propri ovuli. E la cosa potrebbe verificarsi anche per un uomo, che potrebbe produrre similarmente le cellule uovo dal proprio midollo osseo. In entrambi i casi si tratterebbe di ipotesi ad lato rischio di anormalità genetiche.

SCIENZA
(31 gennaio 2008) - La Stampa 

Esperimenti condotti sui topi studiano la possibilità di produrre sperma da cellule staminali femminili.
Una ricerca finalizzata a restituire la fertilità agli uomini fa discutere il mondo scientifico.
"Sperma dal midollo della donna"
In futuro l' uomo sarà superfluo?


DOPO la clonazione, la scienza fa un nuovo passo in avanti. Un passo che, se avrà gli sviluppi che gli scienziati auspicano, potrebbe rendere superflui i maschi per la riproduzione. Nella rivista Reproduction il Professor Karim Nayernia e la sua équipe avevano annunciato di aver creato i progenitori degli spermatozoi, a partire da cellule staminali prelevate dal midollo osseo di quattro volontari e fatte crescere in tessuti muscolari.

Ora Nayernia e i suoi colleghi della Northeast England Steam Cell Institute di Newcastle, hanno aggiunto un' informazione: nei laboratori di Gottingen, in Germania, l' équipe di studiosi sta conducendo un altro esperimento su topi femmina per valutare la possibilità di ottenere sperma dal loro midollo spinale. La ricerca sta ottenendo risultati sorprendenti. Facendo crescere in laboratorio le cellule genitrici estratte dal midollo, e addizionandole di vitamina A, gli scienziati hanno riscontrato la produzione di cellule spermatogonali, ovvero cellule che dovrebbero evolvere in sperma. Tra qualche mese l' esperimento potrebbe essere esteso a delle volontarie. Ed è per questo che il professor Nayernia ha chiesto di poter proseguire i test presso il laboratorio di Newcastle, quello stesso dove è stato clonato il primo embrione umano.

Lo scopo originario della ricerca era quello di restituire la fertilità a uomini che l' avessero persa a causa di trattamenti terapeutici contro il cancro. L' orizzonte si è adesso vertiginosamente ampliato e quasi ribaltato: l' ipotesi della creazione di un embrione a partire da materiale genetico appartenente a due donne si fa a questo punto molto più vicina.

Queste implicazioni preoccupano lo scienziato autore della ricerca. Infatti, la necessaria cautela di fronte a studi che sollevano questioni così importanti di etica, potrebbe indurre il governo britannico a bloccare la sua ricerca oppure a sospendere l' uso di trattamenti terapeutici basati sugli esperimenti condotti dalla sua équipe.

Altri studiosi, comunque, rimangono scettici sugli esiti finali di questi test. Un invito alla prudenza arriva dal Professor Harry Moore, dell' Università di Sheffield, preoccupato dalle mutazioni genetiche permanenti che queste manipolazioni di cellule staminali potrebbero innescare.

Ma l' obiezione più forte arriva da Robin Lovell Badge, del National Institute of Medical Research di Londra ed è condivisa da altri esponenti del mondo scientifico che fanno notare come per la formazione dello sperma sia indispensabile il cromosoma Y, di cui è dotato esclusivamente il patrimonio genetico dell' uomo. La sola matrice femminile, pertanto, potrebbe non bastare all' autoproduzione delle cellule spermatiche.

TECNOLOGIA E SCIENZA
(13 aprile 2007) - la Repubblica 

Nato il primo mammifero senza papà
Topolina riprodotta grazie alla tecnica della partenogenesi: usate soltanto cellule femminili.
L' esperimento condotto da scienziati giapponesi e sudcoreani. Il roditore chiamato Kaguya è fertile.

Uomini in via di estinzione. Così si potrebbe immaginare il futuro del genere umano, se si vuole una visione un po' fantascientifica delle cose. Ma il punto di partenza dell' ipotesi è assolutamente seria ed è una ricerca pubblicata sull' ultimo numero di Nature. Un gruppo di scienziati giapponesi e sudcoreani hanno fatto nascere una topolina per partenogenesi, senza cioè l' intervento maschile dello spermatozoo. È la prima nascita della storia di un mammifero sano e per di più fertile, grazie a questa via riproduttiva: la topolina si chiama Kaguya, come il personaggio di una popolare fiaba nipponica. Soltanto alcuni animali, come i pidocchi delle piante o le lucertole, si riproducono naturalmente senza sesso, per partenogenesi: una loro cellula uovo, con un patrimonio genetico completo, dà origine a un nuovo individuo, sempre di sesso femminile. La riproduzione sessuata dei mammiferi prevede, invece, la fecondazione di un ovulo (con metà dei cromosomi di una cellula adulta) da parte di uno spermatozoo (con l' altra metà di cromosomi). La partenogenesi, nell' uomo, è un avvenimento eccezionale, ma possibile: è successo a F.D., un bambino inglese, nato più di dieci anni fa. Per uno strano fenomeno, l' ovulo della madre si era attivato prima della fecondazione da parte dello spermatozoo del padre, con il risultato che alcune cellule del bambino, come quelle del sangue, contenevano soltanto il patrimonio genetico materno, mentre le cellule della pelle avevano il solito mix materno-paterno. Ora i ricercatori della Tokio University of Agricolture sono riusciti a ottenere la partenogenesi in laboratorio: «fondendo» due cellule riproduttive femminili hanno costruito 475 «superovuli» che hanno poi impiantato in utero; uno solo ha dato vita a una topolina. È il primo successo, dopo anni di tentativi falliti: nel 1997 un altro gruppo di giapponesi, guidati da Tatsuyuki Suzuki, ci aveva provato con i vitelli, ma morivano tutti allo stadio di embrione. Questa volta i ricercatori hanno trovato il trucco per superare gli ostacoli, ricorrendo a una manipolazione genetica: hanno eliminato da una delle due cellule uovo, prima della fusione, un gene chiamato H19. Si tratta di una porzione di Dna che ha a che fare con l' imprinting genetico, un fenomeno per cui, nei mammiferi, alcuni geni funzionano soltanto se derivano dal padre e non dalla madre e sono quelli che assicurano uno sviluppo normale dell' embrione. Riducendo al silenzio questo gene, i giapponesi hanno fatto in modo che il patrimonio genetico di uno dei due ovuli si comportasse come se derivasse dal maschio. Ecco perché sono stati i primi a far nascere una topolina con due madri e nessun padre. Tomohiro Kono, capo del team di ricerca, commentando il suo esperimento, ha escluso, giudicandolo un «non senso», per ragioni tecniche ed etiche, l' impiego di questa metodica come sistema riproduttivo per l' uomo. Ne ha, invece, sottolineato l' importanza in campo zootecnico e scientifico. La nascita di Kaguya, infatti, contribuisce a chiarire i meccanismi attraverso i quali i topi, ma anche gli uomini, normalmente hanno bisogno del Dna paterno per riprodursi. E non solo. Questa ricerca potrebbe suggerire un nuovo modo per produrre cellule staminali. Il solito problema che sta attorno alla ricerca di cellule staminali riguarda la creazione di embrioni, che da molti non è ammessa per ragioni etiche. Ecco allora una soluzione che permetterebbe di costruire, a partire da ovuli non fertilizzati, i cosiddetti «partenoti» che darebbero poi origine a cellule staminali da utilizzare per la terapia cellulare: le cellule staminali servirebbero per riparare organi e tessuti danneggiati da malattie di vario tipo. Qualche esperimento in questa direzione è già stato condotto anche su ovuli umani.

Bazzi, Adriana
CORRIERE CULTURA - Pagina 18
(22 aprile 2004) - Corriere della Sera

Così farò nascere i bambini senza bisogno del maschio

«Sì, lo so. Le mie ricerche sono state criticate ovunque, me lo aspettavo. Ma spero di poter un giorno aiutare gli uomini sterili che vogliono avere figli e questo mi aiuta a lavorare. Se poi la mia scoperta verrà usata anche dalle coppie lesbiche, certo per me non sarà un problema». La dottoressa Orly Lacham-Kaplan è tranquilla. Le notizie sul suo esperimento di fecondazione senza il ricorso a spermatozoi hanno fatto il giro del mondo spingendo giornali, scienziati e sociologi a interrogarsi sulle frontiere della genetica, mentre le associazioni di lesbiche hanno festeggiato l' alba di «una rivoluzione epocale», l' inizio di «un' era in cui si dimostrerà che il maschio non è più necessario». Ma nei laboratori dell' "Istituto per la Riproduzione e lo Sviluppo" della Monash University di Melbourne si ostenta distacco rispetto a tutto questo clamore. «Il mio ruolo di ricercatrice - ripete la Lacham-Kaplan - è soltanto quello di impegnarmi per produrre risultati scientificamente sicuri. E questo è tutto». Eppure l' annuncio lanciato ai media ha fatto pubblicità all' ateneo australiano, fino a una ventina d' anni fa all' avanguardia nelle tecniche di riproduzione assistita, ma ora messo in ombra, nella battaglia della scienza da prima pagina, dai laboratori britannici, quelli insomma che hanno fatto nascere la pecora "Dolly". Dottoressa Lacham-Kaplan, la maggioranza degli scienziati del mondo è scettica nei confronti del suo esperimento: viene messo in evidenza l' alto rischio di ottenere embrioni malformati. Come risponde alle critiche? «Le avevo previste. Confesso che io stessa sono molto preoccupata dalla possibilità che la tecnica che abbiamo messo a punto produca embrioni "difettosi". Al momento posso solo dire che quelli che abbiamo già ottenuto sembrano del tutto normali, almeno sotto il profilo morfologico». Quanto tempo ci vorrà prima di sapere se lo sono davvero? «Abbiamo bisogno di compiere ancora numerosi studi prima di poter essere certi che non presentino problemi, soprattutto dal punto di vista genetico. Ci manca un passaggio fondamentale: dobbiamo impiantare gli embrioni nell' utero delle cavie. Solo allora potremo verificare pienamente se siamo in grado di dare vita a creature sane». Questo significa che l' applicazione del suo esperimento sugli esseri umani è ancora lontana? «Ripeto: ancora non posso neanche dire se si arriverà a sperimentare sulle donne. In primo luogo deve essere coronata dal successo la ricerca sui topi. Soltanto in questo caso si potrà passare al genere umano e pensare di proporre questa tecnica di fecondazione come soluzione per la sterilità maschile. Se tutto andrà bene con le cavie, diciamo che ci vorranno altri due anni per passare all' uomo». Fare a meno dello sperma per la riproduzione, una vera rivoluzione. È convinta che il suo sia un esperimento eticamente accettabile? «Se questo tipo di fecondazione arriverà ad essere tecnicamente applicabile, saranno le leggi dei singoli paesi a stabilire se e come farlo». Le associazioni di lesbiche hanno salutato con entusiasmo la sua ricerca, che apre la possibilità a coppie di sole donne di riprodursi. Che ne pensa? «Naturalmente ero perfettamente conscia del fatto che le lesbiche avrebbero accolto con gioia la sperimentazione di questa tecnica di fecondazione. Il mio compito di scienziato è soltanto quello di verificare che il metodo sia al cento per cento sicuro. Se verrà poi utilizzato da coppie lesbiche che desiderano avere dei figli biologici, personalmente non vedo alcun problema». Da quanto tempo sta lavorando su questo esperimento? «Non è moltissimo. I primi passi risalgono a due, tre anni fa. Non ci sono solo io: i miei sudenti mi hanno molto aiutata. E poi non posso non ricordare che la struttura in cui lavoriamo, il Monash Institute of Reproduction and Development diretto dal professor Alan Trounson, ha offerto tutto il supporto necessario. Comunque, non è il momento di autocelebrarsi: abbiamo ancora parecchia strada da percorrere. Non ho ancora le risposte a tutti i dubbi che i colleghi hanno sollevato e io stessa mi sono posta. Non nascondo che mi aspetto più problemi che successi».

POLITICA ESTERA - Pagina 22
(12 luglio 2001) - la Repubblica 

L' OVULO FECONDATO DA METÀ CROMOSOMI DI UNA CELLULA NORMALE. GLI ESPERTI «SAPPIAMO ANCORA TROPPO POCO PER CAPIRE COME HANNO FATTO»
Embrioni creati senza usare il seme maschile
Australia: l' esperimento nei topi, se funziona anche due donne potranno concepire un figlio.
Il genetista Dallapiccola: «Vi sono molti rischi, conosciamo troppo poco i geni per sapere cosa accadrà»

MILANO - Neanche le tecniche più azzardate di fecondazione assistita hanno mai tentato una cosa simile, ma ora un' équipe della Monash University di Melbourne sembra essere riuscita a far concepire un figlio senza usare spermatozoi. I ricercatori australiani, diretti dalla dottoressa Orly Lacham-Kaplan, hanno ottenuto embrioni di topo a partire da ovuli (fin qui niente di strano) e da cellule provenienti da qualsiasi parte del corpo (e qui sta l' evento straordinario). Aprendo scenari inquietanti, come quello di permettere a due donne di poter concepire usando l' ovulo di una e parte di una cellula qualsiasi dell' altra.

LA NOVITÀ - Queste ultime, dette somatiche, infatti, hanno un patrimonio ereditario di 46 cromosomi, il doppio di quelle deputate alla riproduzione della specie, ovuli e spermatozoi, che ne hanno solo 23 perché dalla loro fusione nel concepimento deriva il corredo genetico del futuro individuo, metà del padre, metà della madre. Il singolare esperimento, del quale ha dato notizia ieri la Bbc, ha per ora dato luogo soltanto ad embrioni in vitro, ma il passo successivo sarà trasferire queste vite potenziali nell' utero di «madri surrogate» nella speranza che si verifichi la gravidanza e che nascano topi vitali e sani. Il fatto più interessante è come i ricercatori siano riusciti a dividere i cromosomi di un cellula normale senza recarle danno. La Kaplan ha spiegato alla Bbc di aver riprodotto, con mezzi chimici, in una cellula qualsiasi del corpo il processo che avviene normalmente nella cellula uovo femminile quando questa espelle metà dei suoi cromosomi (meiosi) e si prepara, con il patrimonio ereditario dimezzato, all' incontro con lo spermatozoo. «In realtà le cose non sono chiare anche perché niente è stato ancora pubblicato di questa ricerca, nè presentato in congressi scientifici - commenta Bruno Dallapiccola, Presidente della società italiana di genetica umana -. Che a Melbourne abbiano fatto una cosa del genere è abbastanza strabiliante perché in natura il passaggio di una cellula somatica da un patrimonio cromosomico completo (diploide) ad uno dimezzato (aploide) è un evento eccezionale. Si verifica soltanto, e raramente, in tumori ad alto grado di malignità». «Le informazioni su questo esperimento sono ancora grossolane - aggiunge Eleonora Porcu, Responsabile del centro di fecondazione assistita dell' Università di Bologna - ma l' ipotesi più probabile è che gli australiani abbiano ottenuto la fecondazione iniettando nell' ovulo soltanto il nucleo della cellula somatica dimezzata, visto che questa è molto più grande dello spermatozoo. Pare difficile, comunque. Sta di fatto che la Monash University è un centro di ricerca di alto livello».

IL FUTURO - Se l' esperimento andrà avanti e la gravidanza darà luogo ad un prole normale, si apre, comunque, uno scenario inquietante per le possibile applicazioni sull' uomo. Questa tecnica, infatti, potrebbe permettere anche a due lesbiche di avere un figlio, a partire da ovuli e da cellule del corpo di una delle due donne. A patto, però, che non vogliano un maschio, cosa impossibile vista l' assenza del patrimonio ereditario maschile. Ma a parte gli interrogativi etici che inevitabilmente si pongono, c' è anche il pericolo che questo processo, così lontano dalla fecondazione naturale, possa dar luogo a malformazioni.

I RISCHI - «Un concepimento normale non è solo frutto del numero dei cromosomi - aggiunge Dallapiccola -: il modo con cui i due patrimoni ereditari si fondono e si embricano è molto più complesso e coinvolge geni dei quali sappiamo pochissimo. Credo che la clonazione debba insegnarci una maggiore cautela: dopo i primi entusiasmi, gli stessi scienziati che ne sono stati protagonisti ora fanno sapere che queste nascite sono state gravate da morti precoci, sterilità e mostruosità».

Porciani, Franca
CORRIERE CULTURA - Pagina 15
(11 luglio 2001) - Corriere della Sera 

Un embrione figlio di due madri
Fecondazione senza spermatozoi, test a Melbourne

LONDRA - Sarebbe una sorta di partenogenesi doppia. Femmina più femmina uguale femmina. Produrrebbe una società di sole donne in grado di autoperpetuarsi senza bisogno dello sperma maschile. Secondo una ricerca di un' équipe della Monash University di Melboume, Australia, questa sarebbe l' estrema conseguenza teorica di una nuova tecnica in grado di fecondare gli ovuli femminili con un' altra cellula qualunque, e perciò anche di donna, purché riprogrammata. La bambina che ne risulterebbe avrebbe due madri biologiche, ma nessun padre.

A dire il vero, questa tecnica era stata messa a punto per aiutare quelle coppie in cui il maschio è sterile: prelevare il codice genetico paterno da una qualunque cellula somatica dell' uomo sembrerebbe un modo eccellente per fare a meno dello sperma e restituire la possibilità di procreare. Ma le potenziali implicazioni vanno oltre, come ha ammesso uno dei ricercatori, Orly Lacham-Kaplan.

Nell' annunciare che il suo team era riuscito a creare embrioni di topo, fertilizzando un ovulo di cavia femmina con un gamete artificiale, ossia una cellula non riproduttiva prelevata dal corpo di una cavia maschio, la scienziata ha detto che questa tecnica senza sperma potrebbe, almeno teoricamente, permettere a una coppia di lesbiche di avere figlie che appartengano geneticamente a entrambe: la donna A metterebbe a disposizione un ovulo e la donna B una cellula qualunque per fecondarlo.

Ci sono tuttavia problemi teorici nella combinazione dei geni di due donne: durante il processo, ancora in parte oscuro, dell' imprinting, alcuni aspetti dello sviluppo sono determinati da un gene paterno. In questo caso il nascituro potrebbe essere di sesso esclusivamente femminile, perché solo gli uomini possiedono il cromosoma Y, indispensabile a generare un maschio. Le cellule somatiche, sia dell' uomo che della donna, contengono due serie di cromosomi e la nuova procedura permetterebbe di separarle, rendendole strutturalmente simili agli spermatozoi, che ne hanno solo una.

Il corredo cromosomico di una cellula somatica contiene 23 coppie di cromosomi, quello di una cellula spermatica contiene una serie sola di 23 cromosomi. Con questo metodo, invece del corredo cromosomico dello spermatozoo, si utilizzerebbe la metà del corredo cromosomico di una cellula somatica. Grazie a un intervento chimico, gli scienziati hanno mimato il processo naturale di fecondazione degli ovuli, cioè la combinazione dei gameti dei due individui. Spinta oltre, questa tecnica eliminerebbe virtualmente il padre dal processo di riproduzione. «Se fosse applicata su coppie sterili, sarebbe accettata senza problemi - ha osservato la dottoressa Lacham-Kaplan -. Io stessa la accetterei a braccia aperte. Ma saranno necessarie linee guida e credo che scenderanno in campo i comitati etici».

In Australia, come in altri paesi, l' utilizzo di cellule somatiche umane in questo genere di esperimenti è vietato. Negli Usa è invece consentito, per cui c' è già chi ipotizza che i ricercatori sarebbero comunque costretti a trasferirsi negli Usa. Prima però bisognerà vedere che cosa succederà quando gli embrioni saranno trasferiti nell' utero di un centinaio di cavie: se le gravidanze procederanno regolarmente, e soprattutto se la prole risulterà sana e in grado di dar vita a successive generazioni altrettanto sane.

Entro il prossimo anno dovrebbero essere pubblicati i risultati di questa seconda fase critica, che determineranno la sorte di un' eventuale sperimentazione umana. Le prime reazioni in Inghilterra sono state di segno diverso. Lord Winston, decano della fecondazione artificiale, ha detto: «Questi esperimenti sono interessanti. Ma il punto è se i geni siano usati correttamente dopo la fecondazione».

E la Human Fertilization and Embryology Authority, l' organismo che regola la ricerca sugli embrioni, ha espresso «gravi preoccupazioni»: «Il metodo non ha ancora prodotto neanche una gravidanza, tanto meno riuscita, nei topi». Per il «Daily Telegraph» la questione è di natura morale: «Qui la posta è più alta della gratificazione del pregiudizio contro il sesso maschile».

Bonazzi, Maria Chiara
NUMERO 189 - Pagina 13
(11 luglio 2001) - La Stampa

RICERCA USA SUL CONCEPIMENTO SENZA SEME DELL' UOMO
Genetica, maschio superfluo. Si potrà nascere senza padri
L' obbiettivo è una sorta di fusione pilotata dei cromosomi femminili. Proteste dei bioetici. Il caso Jodie Foster
                                                                
LONDRA - È l' ultimo passo avanti dell' ingegneria genetica, verso un futuro sempre più denso di incognite: negli Stati Uniti, alcuni scienziati stanno studiando un nuovo metodo che permetterà alla donna di concepire e partorire un figlio senza più alcun intervento del seme maschile, neppure "mediato" dalla fecondazione artificiale. Il gruppo di ricerca è guidato dal genetista Rudolf Janesich, del prestigioso Mit, il Massachusetts Institute of Technology, e ha come obiettivo finale una sorta di fusione pilotata dei cromosomi femminili. Un altro "salto" nel buio, dunque, ancora più avanzato della stessa clonazione: mentre quest' ultima permetterebbe infatti (è ancora di teorie, che si parla) di ottenere un essere vivente "fotocopia" dalle cellule di un altro, il nuovo metodo considererebbe una vera e propria partenogenesi: l' ovulo materno che, attraverso una serie di complessi interventi chimici e restando totalmente indipendente dagli spermatozoi maschili, genera una creatura vivente, uguale a tutte le altre della sua specie. Non solo: Janesich prevede che, se la partenogenesi con il solo Dna materno funzionerà, si potrà anche ottenere un figlio dalla fusione dei cromosomi appartenenti a due donne. "Non c' è alcuna differenza sostanziale", ha detto il ricercatore. Nella fase attuale degli studi, si stanno già effettuando i primi esperimenti su alcuni mammiferi - cavia: e nel giro di due anni, assicurano gli scienziati, potrà venire al mondo il primo topolino "orfano", nato in laboratorio senza aver mai avuto alcun papà. La notizia, pubblicata ieri dal giornale britannico "Sunday Times", ha già suscitato polemiche e reazioni contrastanti: da un lato, l' allarme dei bioetici, che vedono in quest' ultimo sviluppo della ricerca un' ulteriore minaccia alla dignità dell' essere umano; dall' altro, l' approvazione espressa da alcuni gruppi femminili - specialmente nell' universo "gay" - che considerano questi studi come un ulteriore contributo all' autonomia della donna e al diffondersi delle cosiddette "famiglie di fatto". Se il successo della nuova tecnica verrà sperimentato nei fatti, qualunque coppia di donne lesbiche potrà infatti avere un figlio "proprio". E il contributo dell' uomo, anche quel contributo del tutto anonimo ed esterno rappresentato dalla fertilizzazione "in vitro", diventerà superfluo. Secondo Emma Hopson, dirigente della clinica londinese "Bridge Centre" da anni specializzata nelle tecniche di fecondazione artificiale, le coppie lesbiche saranno felici di allevare bambini nei quali ci sarà "una parte di ciascuna delle due donne". Specialmente negli Stati Uniti, poi, sono sempre più numerose le donne "single", anche eterosessuali, che desiderano un erede senza però dover dipendere da un uomo. E che proprio per questo, ricorrono alle banche dello sperma e ai metodi della provetta; un nome fra tutti, quello della popolare attrice Jodie Foster.

CORRIERE CULTURA - Pagina 16
(11 gennaio 1999) - Corriere della Sera

Genetica, si studia il metodo per rendere superflui i maschi

LONDRA - Il maschio diventerà superfluo? Negli Stati Uniti si lavora ad un metodo genetico che in un futuro non lontano dovrebbe permettere ad una donna le gioie della maternità senza più bisogno del seme dell' altro sesso. La novità si profila estremamente attraente per il crescente esercito di donne indipendenti che desiderano una discendenza ma di uomini non vogliono saperne. La controversa tecnologia tornerà molto utile anche alle coppie lesbiche: due donne potranno avere figli grazie ad una fusione pilotata dei rispettivi cromosomi femminili. Secondo il domenicale londinese "Sunday Times", un genetista del Massachusetts Institute of Technology - Rudolf Jaenisch - sta lavorando alla riproduzione dei mammiferi per esclusiva via materna e nel giro di due anni potrebbe venire alla luce il primo topo da laboratorio senza nemmeno un' ombra di papà.

CRONACA - Pagina 14
(11 gennaio 1999) - la Repubblica

Compie dieci anni la più grande banca americana per la donazione di seme: tra successi e polemiche.
La città dei bambini in provetta.

WASHINGTON DAL NOSTRO INVIATO - Il viaggiatore che si fosse trovato a passare tra le sequoie della California sulle colline di Oakland nella sera del 20 febbraio scorso e avesse bussato alla porta della Locanda delle, appunto, Sequoie, non avrebbe trovato cacciatori od orchi, ad aspettarlo dietro la porta, ma bambini e donne. A prima vista, lo spettacolo offerto dalla Locanda delle Sequoie non gli avrebbe mostrato nulla di rimarchevole. Festoni colorati al soffito, palloncini avvizziti, grandi coppe di «fruit punch», torte e persino un clown, anzi una clown, per intrattenere i piccoli ospiti, i soliti orpelli delle festine organizzate dagli adulti per i compleanni dei bambini. E difatti «Buon decimo compleanno», lo avrebbe avvertito la scritta a lettere di stagnola sopra la porta. Ma se il viaggiatore avesse avuto spirito di osservazione, non avrebbe potuto fare a meno di notare qualcosa di strano, un' assenza, in quella festosa riunione. Non c' era, tra le donne e i bambini, un solo uomo, non un solo maschio adulto che potesse vagamente interpretare la parte del padre. Una festa di orfani accomunati da qualche tragedia?, si sarebbe chiesto. Un ballo di divorziate o di ex ragazze madri? Una riunione di famiglie di militari in guerra? La «clausola verità».

Niente di tutto questo, avrebbero risposto irritate le organizzatrici del party. Quei bambini nella Locanda delle Sequoie non avevano mai avuto padri, ma soltanto donatori. I loro padri erano stati i pochi centilitri di liquido congelato e rinchiuso nelle celle frigorifere degli organizzatori. Benvenuti alla festa di compleanno dei figli della provetta. Nella locanda nel bosco, quella sera, la più grande Banca dello Sperma americana, la Sperm Bank of California, e l' unica che consenta direttamente alle clienti l' accesso e la scelta del «papà surgelato» fra i campioni disponibili, festeggiava i dieci anni di esistenza e di attività. E per testimoniare del successo insieme tecnologico e ideologico della loro impresa, le responsabili della Banca avevano invitato attorno ai succhi di frutta il campionario tangibile e urlante di quei 10 anni: le bambine e i bambini prodotti dall' amore fra una donna e una siringa. Le creature, alcune ormai grandicelle altre in fasce, nate da donne che per scelta, non per necessità, avevano voluto sperimentare la maternità senza «andare a letto con il nemico», senza il maschio. Ci sono ormai, negli Stati Uniti e nel mondo, migliaia e migliaia di bambini nati felicemente dall' incontro fra una madre e una provetta, nel quale la scienza surroga gli strumenti, ma non le intenzioni, dell' amore. La tecnica della fecondazione artificiale umana è diventata banale e comune: molte delle clienti della Banca californiana si sono addirittura fecondate da sole, dopo un breve corso di istruzione, per portare al massimo possibile il principio del «do it yourself», del fatelo da voi, noi vi forniamo gli attrezzi e la materia prima. Costo, 160 mila lire. Probabilità di riuscita, una gravidanza ogni tre tentativi in media. Ma la clinica, o la banca, o la fattoria di Oakland ha una caratteristica unica: non soltanto offre alle clienti la scelta del seme, rivelando loro le caratteristiche del donatore, altezza, peso, età, razza, titoli di studio, storia personale e famigliare, per garantire alle acquirenti tutti gli optional genetici e dunque il migliore acquisto possibile. In più, questa boutique della fecondazione offre da dieci anni la esclusiva «clausola verità».

I donatori possono scegliere di lasciare la propria identità insieme con il liquido donato e autorizzano la Banca a rivelarla ai loro figli, quando essi arriveranno al diciottesimo anno di età. Circa il 70 per cento lo fa. Dunque nel 2003, quando i più grandi fra i bambini raccolti nella Locanda delle Sequoie compiranno i 18 anni, essi potranno, se lo vorranno, rintracciare l' uomo che li generò, masturbandosi. L' idea di «riumanizzare» il procedimento zoologico della fecondazione con sperma umano surgelato, l' idea di creare almeno l' ipotesi del riconoscimento reciproco tra figli e donatori, parve eccellente alle donne che fondarono la California Sperm Bank nel 1985. Nella ideologia della «libera scelta», nella cultura militante del separatismo femminile che l' aveva ispirata, quella possibilità di futuri incontri sembrava essere una soluzione elegante, e molto progressista, al teorema della libera scelta. Così come le donne devono avere il diritto alla maternità senza l' ingombro di un uomo, inteso come persona, così i figli devono avere il diritto di scegliere se ignorare o affrontare, da grandi, il padre. Ma come per tutte le ideologie militanti, i luminosi principi hanno la spiacevole tendenza di franare contro la realtà e la realtà, in questo «ballo delle provette», cresce inesorabilmente. Ha raggiunto i dieci anni, l' età anagrafica dei primi «prodotti» e comincia a confrontarsi con i coetanei, a lanciare quei folgoranti «perchè» infantili che ogni genitore, anche il più tradizionale, impara in fretta a temere. Le madri, le giovani donne che 10 anni or sono celebrarono orgogliosamente la loro autonomia dal «destino biologico» dell' accoppiamento e la secessione finale del sesso dalla procreazione, oggi sono donne messe di fronte a un dilemma arcigno. Se tacciono ai figli la storia della loro concezione, e borbottano vaghe spiegazioni, mentono e nella menzogna muoiono invariabilmente tutte le ideologie e le speranze della liberazione, politica o sessuale. Se dicono la verità, espongono i figli piccoli allo choc di una scoperta sconvolgente. Alla ricerca del padre. E come spiegare al figlio maschio che il suo ruolo nella futura città radiosa della liberazione sessuale voluta dalla madre è quello di semplice fornitore di spermatozoi vivaci e aggressivi? «E quanti adolescenti, come i primi figli della clinica stanno diventando, accetteranno di aspettare i 18 anni per ribellarsi e partire alla ricerca del padre, foss' anche solo per sputargli in faccia?», si chiede Linda Muir, ex socia ribelle e dissidente della Banca.

Alla Banca si preferisce sorvolare sui problemi che stanno spuntando come cespugli di rovo nel giardino della presunzione ideologica, problemi che crescono con il crescere dell' età dei figli. «Drammi e traumi sono il pane quotidiano della vita di ogni adolescente» fa notare Barbara Raboy, la fondatrice e ancora presidentessa della banca dell' organismo a pagamento, 40 dollari per donazione, 70 mila lire, massimo 100 donazioni all' anno per i «tori» migliori. «Scoprire la propria condizione di figlio di una fecondazione artificiale non è più sconvolgente che vedere un padre che picchia la madre o vivere un divorzio, per un bambino», e nelle sue parole c' è molta, amara verità. Ma c' è una verità più grande e meno politica di questa proposta dalle femministe californiane, ed è il gigantesco esperimento involontario di psicologia infantile in atto su una generazione di «figli del congelatore». Soltanto ora, che stanno aumentando di anni i prodotti dell' incontro a distanza fra un donatore chiuso in una stanzetta della clinica e una donna che respinge la responsabilità morale e affettiva della famiglia umana, sapremo davvero se l' esperimento è riuscito. Se i figli della quasi partenogenesi militante di queste madri, spesso lesbiche incapaci di rapporti eterosessuali ma desiderose di figli, come molti dei donatori sono gay attratti dall' idea di generare un figlio senza toccare donna, saranno i fiori della liberazione biologica o la gramigna di una generazione condannata a immaginare il padre come una provetta appannata nel gelo dell' azoto liquido. Nessuno ha la certezza del risultato.

I pessimisti sono molti. Linda, la missionaria pentita della concezione «ha la carte», e James Lindemann Nelson, uno psicologo del Centro Hastings di New York che studia i problemi della biotecnologia, vedono nero. «Questi figli dovranno misurarsi tutta la vita con il peso di essere i prodotti di un duplice, spaventoso egoismo, quello del padre che vende il suo seme per una manciata di dollari e quello della madre che vuole il giocattolo figlio senza assumersi la responsabilità della socialità umana - dice Nelson -. La famiglia non è soltanto un' entità biologica, come dimostrano milioni di adozioni felici. Famiglia è unione, è microcosmo di socialità e dunque di adattamento reciproco, è radicamento con il passato e il futuro. Lo sa qual è la parola che ricorre più frequentemente nei discorsi dei bambini nati con l' inseminazione artificiale? La parola è daddy, papà». Una vita nel «grande gelo». Non si dice papà, si dice «donatore», insegnano le clienti della Banca ai figli. «Ho abbastanza amore per lui, o per lei, da bastare per chi non c' è», si fanno reciprocamente coraggio alle festine, mentre i bambini mettono le mani nel punch e le donne scoccano occhiate di traverso ai figli della altre, per trovare somiglianze, parentele. La Banca non dà nomi alle donne, ma le sue funzionarie sanno bene che alcuni donatori sono più ricercati di altri - caucasico, studente in ingegneria nucleare, 22 anni, 1 metro e 85 per 75 chili di peso, genitori anziani e viventi, si vende benissimo - e dunque alcuni di quei bambini sono certamente fratelli e sorelle. In fondo, lo sono tutti. Tutti figli del grande gelo.

Zucconi, Vittorio
SOCIETÀ E CULTURA - Pagina 15
(08 marzo 1995) - La Stampa

Secondo un' équipe di scienziati «entro 50 anni il maschio potrebbe essere biologicamente superfluo».
Le donne inglesi: uomo addio, sei inutile. Sondaggio rivela che il 75% vorrebbe allevare i figli da sola.

LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE - Nella famiglia di domani l' uomo potrebbe avere il ruolo del disoccupato. Anzi, del soprammobile: quasi un souvenir d' altri tempi, quando la società ancora gli riconosceva un ruolo. Potrebbe diventare, insomma, «biologicamente inutile», con le donne in grado di procreare da sole e di fare - ovviamente - soltanto figlie. Fantascienza? Non molto; e sicuramente motivo di qualche preoccupazione per i poveri uomini che recenti sondaggi inglesi hanno già indicato - secondo il parere di quattro donne su cinque - come inutili e superflui. Entro 50 anni, sostiene un' èquipe di scienziati inglesi, l' uomo potrebbe svanire. Lo rivela, nel suo prossimo numero, una rivista femminile inglese, New Woman Magazine. E lo fa con tutta serietà, ricordando per esempio gli esperimenti di programmazione procreativa già avviati una decina d' anni fa dalla scienziata americana Sally Miller Gearhart. Il suo processo di fusione ovulare consisteva nel manipolare due ovuli per produrre soltanto un feto femmina. Non ebbe, allora, molto successo. Ma ora gli scienziati sono già riusciti ad attuare quella dispotica condanna del maschio, sia pure limitatamente ai topolini. A quando l' applicazione in campo umano? Forte di un ennesimo sondaggio che dà addosso all' uomo, la rivista inglese proclama, usando le parole della psicologa Jane Usher dell' Università di Londra, che «la donna non è più disposta a vivere con un uomo soltanto perchè egli è il padre dei suoi figli». A meno naturalmente che lui «si dimostri di essere perfettamente all' altezza del suo ruolo». Un ruolo secondario, beninteso; altrimenti tanto vale, per la donna, vivere da sola, in questo mondo nel quale «il contributo finanziario del maschio non è più determinante».

Quello di domani, secondo gli scienziati citati dalla rivista, è un mondo in cui la donna è pronta a rinunciare ai rapporti sessuali, «faticosi e superflui». Per fortuna non tutte le donne hanno un atteggiamento così negativo in tema di sesso e di ruolo maschile; ma la pulce, da sempre nell' orecchio delle femministe più battagliere, potrebbe deporre nuove larve dove maggiore è l' insoddisfazione per il maschio-padrone. Un mondo che li escluda facendo nascere soltanto bambine - più pratiche e più comode, secondo la rivista - riflette le tendenze della società d' oggi. Nel sondaggio della rivista inglese soltanto un terzo delle donne riconosce di avere avuto una relazione soddisfacente, mentre i due terzi si dicono deluse, sovente meramente «costrette a soddisfare le sue necessità». Oltre la metà hanno sostenuto di non essere assolutamente disposte a compiere il minimo sacrificio personale per vivere sotto lo stesso tetto dell' uomo soltanto perchè lui le ha rese madri. E il 65 per cento affermano di poter fare a meno degli uomini molto più facilmente di quanto potrebbero fare a meno delle altre donne. La realtà è, in certa misura, un riflesso di questo nuovo andazzo; e acquistano allora un senso le statistiche secondo le quali è triplicato negli ultimi cinque anni il numero dei bambini che nascono senza un padre, mentre una famiglia su cinque è ormai retta da una donna. Meglio allevare i figli da sole che sopportare un rapporto infelice con l' uomo, dicono il 75 per cento delle intervistate: pensando, forse, alla «soluzione finale». Maschio, addio.

ESTERO - Pagina 10
(09 febbraio 1994) - La Stampa

* CHIRURGIA PRENATALE
Embrione manipolato (e se è maschio buttiamolo via)

CHRISTINE Munday, trentacinquenne di Londra, partorirà una coppia di bambine che passeranno forse alla storia della medicina: sono i primi frutti di una tecnica che permette di scegliere in provetta il sesso degli embrioni da impiantare poi in utero. Christine ha già un figlio di 12 anni, colpito da una grave malattia ereditaria che si trasmette solo ai maschi. Altre due donne, anch' esse portatrici di malattie che si trasmettono solo ai maschi (come l' emofilia o la distrofia muscolare), aspettano figlie femmine all' Hammersmith Hospital di Londra, dove Andrew Handyside e altri medici eseguono la delicata procedura. La notizia che giunge da Londra era attesa (e in parte temuta). Circa un anno fa, su queste pagine riferimmo i primi esperimenti del gruppo londinese, con embrioni che non erano destinati all' impianto. E già allora si annunciava che il passo successivo sarebbe stato una gravidanza dopo «fecondazione selettiva», il nome che è stato dato alla tecnica.

Con un termine più fantasioso si potrebbe parlare di «embrione dimezzato», perché il metodo prevede che si tolgano uno o due acini dal piccolissimo (meno di un decimo di millimetro) grappolo di cellule (da sei a otto) che si forma nei primi tre giorni. Ovviamente è necessario che la fecondazione sia avvenuta in provetta, perché sia possibile il prelievo, nel quale, con una sofisticata tecnica di analisi, si identifica la presenza o no del materiale genetico che determina il sesso maschile: solo gli emorioni di sesso femminile verranno poi impiantati.

L' idea di portar via un bel pezzetto, da un ottavo a un terzo, di un embrione che dovrà poi dar luogo a un essere umano, è inquietante di per sé. Ma i medici di Londra assicurano che lo sviluppo successivo è perfettamente normale da tutti i punti di vista. «Peraltro lo stesso avviene anche in natura - aggiungono - poiché spesso l' embrione perde spontaneamente qualche cellula nel corso della sua crescita».

Non è l' unica inquietudine. Le prime reazioni negative all' annuncio britannico vengono dalla Francia, dove esiste un comitato etico nazionale che ha proposto di sospendere per qualche anno la sperimentazione di diagnosi genetiche sul feto. Dice Andre Boué, membro del comitato: «C' è qualcosa di scandaloso nell' eliminare in provetta tutti gli embrioni maschili, quando è possibile diagnosticare direttamente la malattia genetica durante la gravidanza». Non tutti sono d' accordo con lui: a molti risulta difficile capire perché l' aborto sia più accettabile di una selezione eseguita prima che la gravidanza sia iniziata.

Altre critiche riguardano la necessità di impiegare la fecondazione in laboratorio per coppie che sono normalmente fertili. Si teme che il metodo londinese possa essere usato semplicemente per scegliere il sesso del nascituro, anche senza alcun rischio di malattie. «Lo ritengo poco probabile», ha dichiarato l' americano Arthur Caplan, esperto di bioetica all' Università del Minnesota. «La tecnica è troppo complessa e costosa per essere usata per futili motivi». E in Italia? Esiste finalmente, da poco più di un mese, un comitato etico nazionale, nominato con decreto da Andreotti e costituito da una trentina di esperti. Però non si è ancora riunito: non potrebbe essere l' occasione buona per iniziare?

Satani, Roberto
NUMERO 414 - Pagina 8
(09 maggio 1990) - La Stampa
* L' articolo scritto da Roberto Satani non è di natura misandrica; lo è il contenuto.
 
Da altre fonti:

Scienziato Usa "Presto un mondo di sole donne"

NEW YORK - Un mondo privo di uomini in cui le donne sono capaci anche di fare figli da sole: fantascienza? No: la riproduzione tutta al femminile sarà realtà solo tra qualche anno mentre il cromosoma Y sparirà tra 125.000 anni. A sostenerlo è Bryan Sykes, eminente professore di genetica della Oxford University e autore del libro "Adam' s Curse: A Future Without Men" ('La maledizione di Adamo: un futuro senza uomini'). "Il cromosoma Y si sta deteriorando e, secondo me, sparirà", dichiara Sykes intervistato da AbcNews. Sykes è un' autorità riconosciuta in tutto il mondo in campo genetico e spesso aiuta la polizia a analizzare il dna raccolto sulle scene del crimine. Attualmente il suo team di ricercatori sta costruendo l' albero genealogico del dna della nostra specie. "Il cromosoma Y viene passato dal padre al figlio maschio. Il feto è dapprima sempre una femmina, solo in un secondo tempo si insinua il cromosoma Y. Gli uomini sono donne geneticamente modificate", per Sykes. Ma a differenza di altri cromosomi, quello Y non è in grado di ripararsi da solo e, per questo, sparirà del tutto tra circa 125.000 anni. "In ogni generazione, l' 1% degli uomini avrà una mutazione che ne ridurrà la fertilità del 10%" spiega Sykes. Al contrario della maggior parte dei cromosomi, quello Y non viaggia attraverso le generazioni in coppia con un altro uguale e quindi non ha un modello in cui specchiarsi per ripararsi. I difetti non vengono mai riparati. "Perciò generazione dopo generazione, i difetti si accumulano e alla fine non resta più nessun cromosoma Y funzionante", conclude Sykes. Che ci si creda o no, intanto la realtà ci dice che la conta degli spermatozoi dell' uomo medio è scesa del 20% negli ultimi 50 anni. In un mondo di sole donne, dicono in molti, non ci sarebbero quasi più guerre sul pianeta; la popolazione delle prigioni Usa scenderebbe ben del 97% e gli incidenti su strada diminuirebbero del 70%. Ma che ne sarà della procreazione? "È questione di pochi anni: sarà possibile che due donne abbiano un bambino che è il figlio biologico di entrambe", risponde Sykes. "Assolutamente normale da ogni punto di vista, ma sempre di sesso femminile". Nei topi è già stato fatto: il materiale genetico di una femmina è stato usato per fecondare l' ovulo dell' altra.

AGI SALUTE
(30 aprile 2008) - AGI

Un futuro senza uomini

ROMA - Un genere sempre più minacciato: quello dei maschi. Tempo fa emerse la notizia di ricerche scientifiche secondo le quali le donne potessero produrre dal midollo spinale cellule staminali per la riproduzione e dunque autofecondarsi.

Ora, il genetista Bryan Sykes della Oxford University, rende noto attraverso il suo libro: Adam' s Curse: A Future Without Men (Il corso di Adamo: un futuro senza uomini) che il cromosoma Y, quello che determina la nascita di un essere umano maschio, si sta deteriorando al punto tale che lentamente si estinguerà. Ciò, secondo il professore inglese, accadrà perchè il cromosoma maschile, a diferenza di quello femminile (X) non può autoripararsi.

In partenza i cromosomi sono tutti femminili. Il cambiamento sessuale, infatti, avviene a distanza di una settimana dal concepimento. Durante il percorso, il cromosoma Y però è "solo", non partecipa alla gara per la vita in coppia, pertanto non ha modo di modellarsi attraverso altri simili.

La sentenza di "morte" per gli uomini, così, secondo sempre le affermazioni di Sykes, è prevista tra quasi 125mila anni, periodo in cui di generazione in generazione i maschi subiranno una vera e propria mutazione genetica.

WEB
(30 aprile 2008) - DIRE

ATTENZIONE: la presente raccolta verrà periodicamente aggiornata con nuovi articoli.

Cervello maschile e intelligenza

Dai principali quotidiani italiani a diffusione nazionale:

Le donne più intelligenti degli uomini?
L' autostima fa la differenza

Noi ragazze in verità l' abbiamo sempre saputo di essere una spanna avanti al genere maschile. Come diceva Charlotte Whitton negli anni '50: "Una donna deve fare ogni cosa due volte meglio di un uomo per essere giudicata brava la metà. Per fortuna non è difficile!". Ora però è la scienza a darcene atto. Per la prima volta da un secolo a questa parte il Quoziente d' intelligenza delle donne ha superato quello degli uomini. A rivelarlo è stato il neozelandese James Flynn, il padre della teoria che il QI aumenta di anno in anno in tutto il mondo. In parole povere oggi noi abbiamo circa 30 punti di intelligenza in più dei nostri antenati un secolo fa.

"Negli ultimi cento anni – ha detto alla stampa – i test hanno dimostrato un incremento del quoziente intellettivo in entrambi i sessi ma le donne hanno progredito più rapidamente perché in passato erano svantaggiate. È una conseguenza della modernità. La complessità del mondo porta i nostri cervelli ad adattarsi crescendo".

Flynn, che pubblicherà i risultati in un libro, non è ancora sicuro dei motivi del sorpasso. Una possibilità è che il multitasking, cioè l' abilità a fare più cose contemporaneamente in cui le donne eccellono giocoforza divise come sono tra famiglia e lavoro, abbia stimolato il genere femminile a diventare più acuto. L' altra possibilità è che le donne abbiano un potenziale più alto dell' altro sesso e che oggi abbiano acquisito la necessaria fiducia in se stesse per dimostrarlo. "L' effetto pieno della modernità sul genere femminile sta emergendo solo ora" dice Flynn.

Prendiamone atto: il soffitto di cristallo è ormai pieno di crepe. Le donne avanzano in tutti settori, compresi quelli scientifici. In America nei college femminili ti insegnano a non pensare mai che una domanda sia stupida o un obiettivo sia irraggiungibile. Perché il successo, dicono, parte dall' autostima. E quella che dobbiamo incrementare, non l' intelligenza.

Ricci Sargentini, Monica
LA VENTISETTESIMA ORA
(18 luglio 2012) - Corriere della Sera 

PSICOLOGIA  
Il multitasking delle donne
"Più intelligenti dell' uomo"

Studio sul quoziente intellettivo: la tendenza è forte nei Paesi occidentali, dove la parità dei sessi è raggiunta o quasi.
Il segreto nella vita "stressante": giostrare tra casa e lavoro ha fatto crescere l' ingegno.

LONDRA - Le donne sono più intelligenti degli uomini. Forse lo sono sempre state, da Adamo ed Eva in poi, ma in passato non riuscivano ad esprimere in pieno tutto il loro potenziale. Oppure lo sono diventate in era più recente, grazie allo stress di dover combinare famiglia e lavoro, casa e carriera, insomma allo sforzo di dover fare più cose contemporaneamente. Come che sia, per la prima volta le femmine ottengono mediamente risultati migliori dei maschi nei test sul quoziente d' intelligenza.

Non era mai successo. Non succede in ogni Paese, ma la tendenza è chiara ed evidente: "L 'effetto della vita moderna sul cervello delle donne sta appena cominciando ad emergere", afferma James Flynn, lo psicologo considerato la maggiore autorità mondiale in materia, ora in procinto di pubblicare un nuovo libro in cui analizza il "sorpasso" femminile in questo campo.

La storia dei test sul quoziente d' intelligenza (QI) è controversa. È sempre stato oggetto di dibattito se ottenere un alto punteggio sia un metodo accurato per misurare l' intelligenza assoluta. Spesso i risultati dei test sul QI sono stati usati impropriamente per sostenere la superiorità di una razza su un' altra, o di un sesso (quello maschile) sull'altro. E tuttavia i test vengono abitualmente utilizzati come sistema di analisi in ambito accademico, lavorativo, sociologico.

Una cosa è certa: negli ultimi decenni, i punteggi medi hanno continuato progressivamente a salire, sia per gli uomini che per le donne. Proprio una scoperta del professor Flynn, negli anni '80, ha stabilito che, perlomeno nei Paesi occidentali, i risultati dei test crescono mediamente di tre punti ogni decennio, per cui un europeo odierno dovrebbe ottenere un punteggio di trenta punti più alto dei suoi nonni o bisnonni. "È una conseguenza della modernità", dice Flynn al Sunday Times, "la complessità del mondo moderno ha spinto i nostri cervelli ad adattarsi e ha fatto crescere il nostro QI".

Ma la modernità, aggiunge lo studioso, sembra avere agito da stimolo più sulle donne che sugli uomini. I dati da lui raccolti indicano infatti che il QI femminile è cresciuto ancora di più di quello maschile. Il risultato è che in certe nazioni, come l' Australia, maschi e femmine ottengono ora in media un punteggio identico. In altri Paesi, come la Nuova Zelanda, l' Estonia e l' Argentina, dove il professor Flynn ha iniziato le sue ricerche, le donne hanno adesso superato gli uomini. Un evento significativo, poiché è la prima volta che accade su larga scala.

Due le teorie per spiegare il fenomeno. Una è che le donne d' oggi, costrette a una vita multitasking in cui devono giostrare allo stesso tempo famiglia e lavoro, abbiano sviluppato una maggiore intelligenza. L' altra è che abbiano sempre avuto potenzialmente un' intelligenza superiore agli uomini, ma solo adesso possano esprimerla, perché più libere di avere un ruolo autonomo. "Le donne sono state per secoli il sesso svantaggiato, represso", commenta Flynn. "Ora che sono diventate indipendenti si vede meglio quanto valgono". 

Emma Gordon, una studentessa laureatasi alla Bristol University con il massimo dei voti, concorda: "Oggi è diventato socialmente accettabile che una donna sia più intelligente di un uomo e i dati scientifici lo dimostrano". Helena Jamieson, uscita da Cambridge con un dottorato, crede che sia stato sempre così: "Sotto sotto noi donne abbiamo sempre saputo di essere più intelligenti degli uomini, ma in passato dovevamo attenerci allo stereotipo del "gentil sesso", perciò abbiamo lasciato credere che fossero più intelligenti loro". 

Franceschini, Enrico
SCIENZE
(16 luglio 2012) - la Repubblica 

LA RICERCA
Le donne sono più intelligenti
Ecco le prove degli scienziati

Dopo un secolo, lo storico sorpasso nei test del QI. Flynn: «Il cervello femminile si adatta meglio alle difficoltà della vita»

Capacità di lavorare in "multitasking", grande creatività, capacità di affrontare il dolore, riflessi più veloci e una predisposizione naturale a creare connessioni fra gli eventi. Più intelligenza, insomma. Ci sono voluti 100 anni, ma alla fine le donne hanno vinto: per la prima volta, infatti, il punteggio del loro quoziente intellettivo è risultato superiore a quello degli uomini. Il divario di cinque punti emerso dai primi test realizzati un secolo fa si è ridotto nel corso del tempo fino al sorpasso definitivo.

Secondo uno dei più grandi esperti di QI, James Flynn, che ha reso noti i risultati dello studio, è una «conseguenza della modernità». «La vita più complessa sfida il nostro cervello che si adatta e aumenta le nostre capacità -, ha rivelato al Sunday Times -. E quello delle donne è cresciuto più in fretta». Una possibile spiegazione? «Stressate da famiglia e carriera, hanno sviluppato la capacità di pensare e fare più cose contemporaneamente».

Nessuna differenza genetica, quindi, all’ origine del "gap" rilevato un secolo fa. «In passato le donne erano più svantaggiate», ha sottolineato lo psicologo neozelandese, e restavano quindi "indietro" rispetto allo sviluppo cognitivo, consentito invece agli uomini, spesso confinate a ruoli secondari e meno gratificanti.

Non solo, gli studi di Flynn hanno anche confermato i risultati di un' altra ricerca, realizzata già una decina di anni fa da un gruppo di ricercatori inglesi: a parità di abilità intellettuali, nonostante il cervello maschile abbia dimensioni più grandi, le donne hanno una più alta percentuale di materia grigia. Che si traduce in una composizione più efficiente e maggiore inclinazione a individuare un problema e risolverlo.

Flynn pubblicherà quanto scoperto in un nuovo libro, ma al Sunday Times ha precisato di aver bisogno ancora di ulteriori dati per poter spiegare appieno l' esito dello studio. Di sicuro, per ora, c’ è che il mondo femminile non ha più intenzione di stare a guardare: è già al lavoro per fare ancora meglio.

COSTUME
(15 luglio 2012) - La Stampa  

Perchè lei è più intelligente
Gli studi più recenti confermano questa tesi: il cervello si differenzia a seconda del sesso. Quello femminile, per particolarità morfologiche e di funzionamento, ha una marcia aggiuntiva. Che permette di superare i rigidi schemi della logica, tipici della mente maschile. I motivi per cui la donna ragiona diversamente dall' uomo.

Il cervello ha un sesso? Le ultime ricerche confermerebbero di sì. Studi delle Scuole universitarie di Psichiatria di Roma, Napoli, Genova e L' Aquila dimostrano che quello femminile si differenzia da quello maschile per aspetti morfologici e funzionali, che si traducono in maggiori capacità di integrazione del pensiero, di valutazione per raggiungere obiettivi, d' intuizione. Uomini e donne sani, uniformi per lavoro, età, cultura, sono stati studiati per anni e il loro cervello scandagliato con la risonanza magnetica e con la tomografia a emissione di positroni. Servizio di Arianna Gasparini.

Grazie a sofisticati mezzi diagnostici, spiega Paolo Pancheri, ordinario di Psichiatria all' Università La Sapienza di Roma, "si è scoperto che nel cervello femminile il corpo calloso, una struttura composta da fibre che permettono all' emisfero di destra di comunicare con quello di sinistra, è più spesso di quello maschile. Ciò significa che le due metà del cervello nella donna comunicano tra loro più facilmente. Nell' emisfero di sinistra (quello che "comanda", rispetto all' emisfero destro che esegue) avvengono ragionamenti di tipo sequenziale (tipici maschili), logico. L' emisfero destro, invece, permette di effettuare anche i ragionamenti di tipo parallelo, di portare avanti più operazioni mentali contemporaneamente. La maggiore comunicazione tra i due consente ai ragionamenti paralleli di raggiungere l' emisfero sinistro e di influenzare le decisioni al di là della logica". "L' intuito - continua Pancheri - altro non è che il risultato di un ragionamento parallelo che una parte del cervello ha continuato a portare avanti al di fuori della coscienza e che è andato a influenzare una logica sequenziale rigida, fornendo una soluzione diversa al problema in esame. Le donne sono più intuitive dell' uomo grazie alle maggiori connessioni tra i due emisferi". Corriere salute.

Oltre al corpo calloso le ricerche hanno evidenziato che esiste un' altra area del cervello nella donna che appare più voluminosa e attiva rispetto all' uomo. "Si tratta di una zona dei lobi frontali, ossia la corteccia frontale dorsolaterale, che sovrintende ai processi di memoria a breve termine, alla programmazione e valutazione delle procedure e delle decisioni per raggiungere uno scopo - spiega il professor Pancheri -. Questa zona nella donna ha uno spessore maggiore ed è collegata con le cosiddette aree "limbiche", quelle cioè che sono sede dell' emotività e che sempre, nella donna, a parità di stimoli, si attivano più intensamente". Il processo decisionale delle donne, quindi, è influenzato emotivamente in misura maggiore rispetto a quello degli uomini. "Quando si devono prendere delle decisioni importanti - spiega Pancheri - si possono seguire ragionamenti basati sulla logica, che fanno scegliere tra le varie opzioni possibili quelle che presentano maggiori probabilità di successo, oppure possono essere introdotti fattori di correzione di tipo emozionale, che possono fare scegliere soluzioni apparentemente meno vantaggiose. Questo fattore emotivo può rivelarsi una carta vincente perchè può portare a fare scelte che altri non farebbero mai. Un uomo che fa ragionamenti sequenziali, di stretta valutazione dei rischi, può rifiutare un' opzione solo perchè la logica probabilistica sconsiglia di sceglierla e, così facendo, può perdere un' opportunità di successo". "Una donna, invece, può percepire una serie di variabili, non quantificabili esattamente, sulla base di un feeling emozionale e prendere decisioni che si rivelano poi vincenti e corrette" aggiunge l' esperto. "Una donna con un equilibrio emozionale normale, sia per le influenze del ragionamento parallelo, sia per quelle emotive, può sicuramente prendere decisioni importanti con più probabilità di successo di un uomo. Ma se per ragioni patologiche o meno, l' emotività è eccessiva, può costituire un rischio". "Di fronte a situazioni complesse è avvantaggiata la donna, perchè il cervello femminile anche se possiede gli schemi sequenziali di ragionamento è meno "rigido" e quindi è portato ad analizzare uno spettro più ampio di variabili. La messa in atto di schemi standard, collaudati, ripetitivi, probabilmente è più rapida negli uomini. Il cervello maschile, se deve prendere una decisione, tende a escludere eventuali variabili, a negarle, ed è quindi avvantaggiato in situazioni semplici, schematiche" conclude Pancheri. Corriere salute.

La PET (tomografia a emissione di positroni) ha evidenziato che, a parità di stimoli, gli emisferi della donna sono più irrorati di quelli di un uomo. "Il cervello femminile - aggiunge Pancheri - è più raffinato, più sofisticato di quello maschile, più completo. In sintesi, è come una una macchina altamente sofisticata, quello dell' uomo è più paragonabile a un trattore: entrambi servono, ma i meccanismi e le funzioni sono notevolmente diversi". Secondo studi pubblicati sul Journal of neuroscience il cervello femminile ha anche una quantità maggiore di materia grigia rispetto a quello maschile che invece contiene più sostanza bianca. "Questo - dice Alberto Oliverio, direttore del' Istituto di psicobiologia del Cnr - dipende dal fatto che nel cervello femminile le cellule sono "impacchettate" in uno spazio minore. Il numero totale delle cellule è lo stesso ma nel cervello maschile, che pesa in media il 10 - 15 % in più, sono piu' "diluite" nello spazio. Il maggior peso del cervello maschile, che rispecchia anche statura e massa, è dovuto a un maggior materiale di sostegno delle cellule nervose. Queste differenze cellulari non sono correlate all' intelligenza". Corriere salute.

Atteggiamenti opposti anche nell' amore. Un partner ben scelto. Sono le signore a fare una selezione oculata.

Le diverse intelligenze, maschile e femminile, hanno influenza anche sui programmi riproduttivi dei due sessi: dai meccanismi di scelta del partner al desiderio di miglioramento e conservazione della specie, fino al diverso legame con i figli. "La donna - spiega Pancheri - dispone di un patrimonio genetico contenuto nelle uova e limitato numericamente; l' uomo invece ne ha in abbondanza e può anche permettersi di sprecarlo. Ne consegue che una donna, anche se non ha intenzione di avere un figlio, nella scelta di un partner seguirà un albero decisionale che la porterà ad escludere o scegliere un uomo in base a processi inconsci, condizionati da milioni di anni di evoluzione, mirati ad assicurare che ogni suo uovo sia fecondato da uno spermatozoo "Doc" che assicuri al figlio il miglior patrimonio genetico possibile. Non si pensi però che la donna sia calcolatrice, perchè tutti questi comportamenti sono basati su automatismi inconsci, legati alla protezione della prole, al miglioramento della specie e vengono messi in atto anche nella scelta di un partner occasionale, per una sola notte."  

Attrazione "L' uomo - aggiunge Pancheri - ha a disposizione un patrimonio riproduttivo più ricco, che può "sprecare" senza problemi. La sua scelta della partner è più semplice; le ragioni per cui sceglie una donna piuttosto che un' altra sono basate quasi esclusivamente sui caratteri sessuali secondari, esteriori. Questa è l' attrazione per l' uomo. Dopo di che, prima o poi trova la donna giusta. La sua, però, non è una scelta oculata, precisa. Chi sceglie veramente è la donna". Le differenze dei programmi riproduttivi nel cervello maschile e femminile spiegano anche il legame biologico che si instaura tra madre e figlio. "Questo legame è condizionato biologicamente dalla liberazione nel cervello di una sostanza, l' ossitocina, che viene rilasciata durante il parto e l' allattamento, e che dà un imprinting al cervello che dura tutta la vita - spiega lo psichiatra -. Questa sostanza è alla base dei meccanismi di protezione dei figli e di conseguenza dei comportamenti aggressivi delle mamme per difenderli dalle minacce. Nell' uomo questo condizionamento non esiste e l' interesse per il figlio inizia sostanzialmente quando il bambino è in grado di interagire con lui". Corriere salute.

Quale stress. Per lavoro o per dolore. Ma cosa accade di fronte allo stress?

"Il cervello maschile - dice Alberto Oliverio - invecchia più velocemente perchè è più stressato. Sul piano fisico i maschi sono più esposti alle malattie, perchè avendo un solo cromosoma X, hanno minori meccanismi di protezione; sul piano mentale sono più soggetti allo stress derivante dal lavoro. Lo stress provoca la liberazione di un ormone che ordina alle ghiandole surrenali di secernere cortisolo e adrenalina. Il cortisolo agisce negativamente su un' area del cervello denominata ippocampo, che interviene nei processi di apprendimento, memoria e emozioni". Se l' uomo è più esposto a stress legati al lavoro, le donne sono più soggette a stress legati al dolore (per esempio, il dolore mestruale). "Gli estrogeni - dice Oliverio - aumentano la sensibilità agli stimoli dolorifici. Di fronte a stress dovuti a situazioni di pericolo, fisico e mentale, la risposta dei due sessi è diversa".

Gasparini, Arianna
CORRIERE SALUTE - Pagina 27-29
(21 maggio 2000) - Corriere della Sera

Uomo, fatti più in là il potere sarà donna

ROMA - Il terzo millennio si veste di rosa. Dominatrici nel lavoro, nel sesso e nella famiglia, le donne finiranno per relegare i maschi in una riserva piena di agi da cui potranno assistere ad una società gestita dal "gentil sesso". A rendere la donna dominante sull' uomo la struttura del suo cervello, come dimostrano quattro studi condotti presso le università di Roma, Napoli, L' Aquila e Genova. "La comunicazione tra l' emisfero destro e sinistro - ci informa Paolo Pancheri, psichiatra all' Università La Sapienza di Roma, nel corso del convegno "Cervello maschile e femminile" - è più rapida e completa nel sesso femminile". Questo consente una migliore integrazione tra pensiero ed emotività, sensibilizza e potenzia i processi di intuizione nella risoluzione dei problemi e stempera la rigidità sequenziale del pensiero maschile. Più attiva anche la parte del lobo frontale del cervello che soprintende al comportamento e alla valutazione critica. "Queste differenze - afferma Pancheri - suggeriscono una maggiore possibilità di adattamento e sopravvivenza della donna, anche in virtù del fatto che il cervello femminile ha programmi riproduttivi più complessi in grado di ottimizzare il prodotto del concepimento e migliorare la specie". In un mondo in cui non conta più la forza muscolare, la donna si prende la rivincita. Oltre a gestire la famiglia e i figli, lavora, è indipendente economicamente e decide con chi e quando avere un rapporto sessuale. "Il giorno in cui la donna gestirà in tutto e per tutto la sua maternità con la fecondazione artificiale - dice Pancheri - per l' uomo sarà la disfatta totale. Relegato a fare il facchino, il giardiniere, l' uomo delle pulizie o lo strumento sessuale, il povero maschio finirà per vivere in una riserva dorata". In ogni caso, sottolineano gli esperti, una società con le donne al potere consentirebbe un mondo senza guerre. Quale madre infatti manderebbe il proprio figlio al fronte? Già oggi, tra l' altro, secondo uno studio dell' Ocse, l' Organizzazione dei Paesi più industrializzati, carriera e famiglia non sono più incompatibili, ma "complementari" e ad un' alta percentuale di partecipazione femminile nel mondo del lavoro spesso corrisponde anche un più alto tasso di fertilità. Infatti, "le dimensioni delle famiglie si sono ridotte negli Stati dove la partecipazione delle donne al lavoro è più bassa". Dal 1964 ad oggi il rapporto fertilità e occupazione femminile ha completamente invertito la tendenza e in paesi come Islanda, Svezia, Norvegia e Canada, dove la partecipazione delle donne al lavoro supera il 70% della popolazione attiva, la media dei figli per nucleo familiare supera il 2% contro la media intorno all' 1,5% di paesi a basso livello di partecipazione femminile come Italia, Spagna e Belgio. Se le donne della fredda Islanda rappresentano l' 81,8% della popolazione attiva e, al termine della loro vita fertile, hanno di media 2,5 figli a testa, in Italia il modesto 44,2% delle donne che lavorano riescono ad avere solo 1,63 figli, il livello più basso tra i partner europei insieme alla Spagna (1,69) dove, con il 43,4% delle donne che lavorano, lo scenario è molto simile a quello dell' Italia. "Non si fanno figli se non si è sicuri di poterli mantenere, quindi si rinvia la decisione finché entrambi i partner hanno conquistato una posizione consolidata", spiega l' economista Mark Pearson. "Non è infatti la carriera ad impedire alla donne di avere figli bensì la difficoltà di inserirsi in modo stabile nel mercato del lavoro".

CRONACA - Pagina 33
(28 maggio 1999) - la Repubblica

I ricercatori: tutto merito del cervello, più elastico e superiore a quello dell'uomo
Addio maschio, il futuro sarà donna
Secondo un gruppo di scienziati italiani nel nuovo millennio la donna dominerà l'uomo.

Cari compagni di vita, rassegnatevi: la forza di un cervello non si misura a peso o a volume. E, a sentire gli esperti (tutti maschi), nel prossimo millennio se ne accorgerà il mondo intero. A dominare, in ogni campo, saranno le donne. Perchè? Il loro cervello è più adattabile, ha una struttura più elastica e un maggior equilibrio tra i due emisferi. A queste conclusioni è giunta una serie di studi, durati diversi anni, realizzati dalle cattedre di psichiatria di quattro università italiane: a Roma (La Sapienza), Napoli (Federico II), Genova e L' Aquila. Nel «pacchetto» anche una sensibile analisi di Romolo Rossi (Genova) sulla figura del transessuale, ovvero quando la natura sbaglia e in un corpo di un sesso si trova a vivere un'anima di quello opposto. In principio furono i muscoli, ricorda Paolo Pancheri (La Sapienza), e con la forza fisica si determinarono gli anni del predominio maschile. Poi, la rivoluzione tecnologica. Ai muscoli subentrarono le macchine. E fu l'inizio della fine. Le macchine non avevano più bisogno di muscoli e, soprattutto, potevano essere usate «anche» dalle donne. «Solo la prova che, con il declino dell'importanza del muscolo, il cervello maschile potesse avere una superiorità biologica su quello femminile - spiega Pancheri - poteva perpetuare il dominio del maschio. La ricerca di questa prova, quando già s'insinuava il panico, fu affidata alla Scienza». Errore madornale. La Scienza, infatti, ha sì dimostrato che i cervelli sono diversi, ma... con un margine di vantaggio che Pancheri definisce «sconcertante» a favore del cervello femminile. Qualche dato per il suo identikit: comunicazione più rapida e completa tra emisfero destro e sinistro con il risultato di produrre una migliore integrazione tra pensiero ed emotività, maggiore capacità di intuizione dei processi globali e dei problemi, minor rigidità. Altre caratteristiche fisiche permettono, inoltre, una migliore pianificazione del comportamento e una più completa valutazione critica delle procedure per raggiungere uno scopo. Non basta: migliori capacità di adattamento e di sopravvivenza. Ma le qualità del cervello femminile non finiscono qui. Vanno dalla scelta inconsapevole del partner migliore per il bene della specie, alla liberazione di particolari sostanze durante il parto e l'allattamento in grado di intessere un profondo legame biologico con il nuovo nato, a tutto vantaggio della sopravvivenza dell umanità. Cambiano anche i disturbi dell'umore, come spiega Giovanni Muscettola (Università Federico II di Napoli). «Nel tempo - osserva - è ipotizzabile un diverso ruolo della donna nella società e questo potrà contribuire a far ridurre le differenze tra i disturbi depressivi nei due sessi. Insomma, si arriverà a una reale parità nel numero di disturbi che, oggi, sono più frequenti nelle donne. La donna starà meglio». Femmine e maschi, un tempo imprigionati in ruoli rigidi, stanno forse, a poco a poco, confluendo le une negli altri, nell'emblematica figura dell'androgino? Gli esperti prevedono un uomo e una donna nuovi. «Ci sarà il superamento dei due stereotipi - dice Massimo Casacchia (Università de L'Aquila) - e cioè la nascita dell interezza». Il rischio: la donna, più intelligente, più sensibile, potrebbe far prevalere le sue caratteristiche e il maschio potrebbe arroccarsi sulla propria mascolinità. La soluzione? Lasciare spazio alla componente femminile nei maschi e a quella maschile nelle femmine, per non tornare a farsi la guerra. Magari a ruoli invertiti.

Daniele, Daniela
NUMERO 144 - Pagina 16
(28 maggio 1999) - La Stampa

Le donne sono più intelligenti nel 2000 il sorpasso sull' uomo

ROMA - Idee più lucide, riflessi più veloci, maggiore capacità di creare connessioni fra gli eventi. In sintesi, più intelligenza. Il cervello delle donne sta superando quello dell' uomo. E il terzo millennio sarà dominato da loro. Lo rivela uno studio condotto da ricercatori italiani che per diversi anni hanno preso in esame dati biologici e sociali. Il risultato sarà presentato a fine mese a Roma dagli stessi studiosi. "Il sorpasso della donna sull' uomo - anticipano i ricercatori - è tanto imminente che si può ipotizzare un solo protagonista sul palcoscenico del prossimo millennio: la donna, con l' uomo in uno stato di sudditanza". Secondo un altro studio sul cervello, realizzato da ricercatori inglesi, le donne hanno una più alta percentuale di materia grigia degli uomini anche se il cervello maschile ha dimensioni più grandi: i due sessi sono comunque dotati di pari abilità intellettuali, nonostante le differenti "taglie" cerebrali. Il cervello maschile - sostengono Ruben e Raquel Gur sull' autorevole "Journal of Neuroscience" - presenta rispetto a quello femminile una più alta densità di materia bianca, composta dalle estensioni a forma di dito delle cellule cerebrali. Quello femminile, rispetto a quello maschile, ha invece più materia grigia: ovvero più parti centrali delle stesse cellule. "La materia grigia - spiegano i due studiosi - è più attiva di quella bianca: di conseguenza, il cervello femminile, anche se più piccolo di quello maschile, ha una composizione più efficiente".

CRONACA - Pagina 19
(20 maggio 1999) - la Repubblica

Intelligenti come la mamma

Figli intelligenti? Merito della mamma. Così almeno ci sarebbe da pensare se risultasse giusta la tesi di Gillian Turner, genetista di Newcastle, in Australia. Secondo un suo studio, pubblicato dalla rivista Lancet, i geni dell' intelligenza sarebbero prevalentemente situati sul cromosoma X, uno dei due cromosomi del sesso. Le donne hanno due cromosomi X, mentre gli uomini ne hanno uno X (che proviene dalla madre), e uno Y (dal padre). Secondo Turner, nelle figlie femmine l' intelligenza deriverebbe dalla combinazione delle due X (una materna e una paterna), mentre nei figli maschi sarebbe la mamma a condizionare di più le facoltà intellettive. Già nel 1972 venne formulata una simile ipotesi e polemiche e dubbi non mancarono. Vedremo questa volta.

CORRIERE SALUTE - Pagina 2
(8 luglio 1996) - Corriere della Sera

Gran Bretagna, la BBC annuncia "l' irresistibile ascesa delle donne"
Le studentesse di oggi destinate a occupare i posti chiave nella società al posto dei maschi.

LONDRA - Cari uomini, preparatevi a cedere il passo alle donne. Non per cavalleria, ma perchè l' epoca della supremazia del maschio sta definitivamente per chiudersi: le studentesse di oggi sono destinate a occupare i posti chiave della società. Altro che sesso debole: le ragazze sono in media decisamente più intelligenti e studiose dei ragazzi. Questa volta "è provato", assicura la Bbc. E non sarà facile contestare i dati della televisione britannica, da sempre presa ad esempio per l' autorevolezza ed il valore scientifico delle sue trasmissioni culturali. Proprio in una di queste è stata prevista "l' irresistibile ascesa delle donne", sulla base dei risultati di complesse ricerche ed accurate statistiche. E già noto da tempo - e comunemente accettato - che lo sviluppo intellettuale delle femmine è più precoce. La frase "le bambine maturano più in fretta" è un luogo comune tra i più banali. Ma finora una società maschilista aveva permesso ai ragazzi di recuperare senza difficoltà il "ritardo" e raggiungere quasi sempre livelli superiori, in campo professionale e in termini di prestigio. Molti indizi rivelano che presto non sarà più così. Alcuni dati sono incontestabili. Quest' anno, ad esempio, le ragazze che hanno conseguito la maturità nei licei britannici sono state per la prima volta più numerose dei ragazzi. E presto sarà lo stesso anche nelle università, dove solo vent' anni fa c' era solo una donna ogni dieci laureati. Ma alcuni autorevoli studiosi invitati alla trasmissione della Bbc sono andati ben oltre i numeri delle statistiche. "Da un po' di tempo a questa parte - ha affermato il professor Richard Kimball, della London University - le femmine si dimostrano molto più dotate dei maschi. Tra i migliori studenti di ogni facoltà quasi due terzi oggi sono donne". E un esperimento condotto con speciali sensori avrebbe dimostrato che il cervello delle donne funziona meglio e più rapidamente di quello degli uomini.

CORRIERE CULTURA - Pagina 9
(26 ottobre 1994) - Corriere della Sera

L' altalena dei sessi

ROMA - "La svolta è epocale" ci segnala, senza lesinare l' enfasi, la Bbc. La Rai inglese, nota per il suo appeal serioso e "attendibile", spesso oggetto di ingrati paragoni con l' etere nostrano, stavolta si sbilancia. Scivola sul sentenzioso: "Caro maschio sei finito, è iniziata l' era della supremazia femminile". Sarebbe questo il risultato, "incontrovertibile", del monitoraggio di un bel po' di esperti a cura della tivù d' oltremanica. Le donne, apprendiamo dalla trasmissione, sono di gran lunga più intelligenti, studiose, geniali degli uomini, quindi destinate in breve tempo a occupare posti chiave. Altro che bambole e casalinghe, s' avanzano manager e scienziate tramortendo la concorrenza maschile già arrancante. In sintesi, ci informa il reportage, tra i migliori studenti di ogni facoltà universitaria quasi due terzi sono femmine. E secondo il professor Richard Kimball, della London University, "le donne sono più dotate anche nei settori tradizionalmente feudo dell' altro sesso". "Gli uomini sono precipitati nel baratro", conferma un altro "esperto". Vent' anni fa, su dieci laureati uno era donna. Adesso sono la metà, e per la prima volta quest' anno il numero delle studentesse universitarie inglesi supera quello dei colleghi uomini. Un test, inoltre, su un numero non precisato di campioni avrebbe dimostrato che il cervello di lei funziona meglio e più velocemente di quello di lui. "Che è successo ai ragazzi?", si interroga la Bbc. Risposta: "Eccoli là, tutti compiaciuti, immersi nel comodo cliché della virilità vinci-tutto, si sono lasciati andare per generazioni, perdendo terreno mentre le signorine hanno risalito la china e ora si trovano a essere tra i primi posti tra i manager delle grandi società". Sfottente, una laureata di Manchester: "I maschi sono sciocchini e ingenui: quando li sento parlare mi viene da ridere, anzi mi fanno pena". Perentorio un sondaggio fra le grandi banche della City, dove metà dei dirigenti sono ormai donne. L' entusiastico annuncio del primato rosa è uno di quegli "scoop" che solleticano una legittima aspirazione di rivincita, magari trascinata da noi dall' "effetto-Pivetti", primadonna del parlamento. Ma suggeriscono altri esperti, italiani stavolta, di andarci piano. "La società cambia, si gioca di più ad armi pari, ma la supremazia mi pare ancora più un desiderio che non una realtà", nota scettico Alberto Oliviero, psicobiologo. Il quale suggerisce prudenza di fronte agli azzardi e alle semplificazioni, che regalano sempre un titolo. La prova? Un altro "scoop" di neanche venti giorni fa, americano stavolta. Uguale per enfasi, opposto nel messaggio: i sondaggi, unanimi, davano lo stop alla scalata rosa. Il '94 veniva decretato anno del maschio dal New York Times, con quel che ne consegue: l' effetto-Hillary è stinto, il contrattacco maschile più forte si consuma proprio in politica, dalla Camera dei rappresentanti verranno spazzate via un bel po' di donne (elette anche in virtù del loro sesso?). "Mi lasciano sospettoso questi proclami così alterni - confessa Oliverio - comunque è un fatto che le donne studiano più di un tempo, ma è altrettanto vero che il loro dinamismo professionale resta ancora frenato dalle maternità. Le donne sono più intelligenti? Non ci sono dati scientifici che lo dimostrino". Come la vede il neurologo fiorentino Luigi Amaducci? "Lo svantaggio sociale ed economico si va colmando. L' educazione è appannaggio delle femmine come dei maschi. Una rivincita c' è, anche se non la vedrei con tanto ottimismo. Ci vuole tempo". E sull' intelligenza? Si può parlare davvero di primato feminile? Osserva Amaducci: "Ci sono studi che, basandosi sulla maggiore estensione nella donna del corpo calloso che unisce i due emisferi cerebrali, le attribuiscono una, come chiamarla, visione più globale della realtà. Cioé una maggior duttilità, la capacità di superare meglio lo stress, di mediare tra razionalità ed emozioni. Insomma, una chance in più di sopravvivenza. Tant' è che la donna vive in media 80 anni e il maschio 73. Sì - riflette Amaducci - di superiorità parlerei se così si intende un maggior controllo emotivo che aiuta nella competizione. E' una risorsa in più. Il maschio, spesso, o è estremamente razionale, freddo, calcolatore, oppure fa esplodere l' aggressività. Non ha vie di mezzo. La femmina è più equilibrata. Una carta vincente anche nella carriera".

CRONACA - Pagina 22
(26 ottobre 1994) - la Repubblica 
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L' intelligenza è donna merito di quell' "x"

SIDNEY - Le donne, secondo due ricercatori australiani, sono geneticamente più intelligenti degli uomini: o meglio, meno esposte dei maschi al rischio di presentare ritardi mentali. Lo sostengono i professori Gillian Turner, dell' ospedale pediatrico di Sidney, e Joun Mulley della clinica pediatrica di Adelaide. In uno studio finanziato dal consiglio nazionale australiano della ricerca medica, i due professori sostengono che, in base alle loro ricerche, l' intelligenza ha una sua base genetica sul cromosoma X, sul quale dei geni presiederebbero ad alcune delle funzioni più elevate dell' attività cerebrale. Turner e Mulloy affermano di avere individuato l' ubicazione di uno dei geni addetti a queste funzioni, appunto sul cromosoma X, e di avere da ciò ricavato la convinzione di avere scoperto perché i maschi soffrono più spesso delle femmine di ritardi mentali: le donne, infatti, dispongono di ben due cromosomi X, e se uno dei geni è difettoso, c' è sempre un gene di ricambio per sopperire alle loro eventuali deficienze. Al posto della doppia X che caratterizza il gentil sesso, i maschi invece dispongono di una XY, e quindi di un solo cromosoma X: con la conseguenza che se il gene intelligente è difettoso, il maschio non ha nulla con cui sostituirlo e dovrà rassegnarsi al cretinismo. I due medici affermano nella loro relazione di avere individuato l' ubicazione del gene esaminando i profili genetici di 180 persone, membri di quattordici famiglie nelle quali molti maschi soffrivano di gravi forme di ritardo mentale. Alcune delle donne di questi gruppi familiari avrebbero dimostrato di essere portatrici sane, disponendo nel loro patrimonio cromosomico di una X col gene difettoso, ma anche di un cromosoma sano: non soffrirebbero quindi di ritardi mentali, ma potrebbero trasmettere ai loro figli maschi il cromosoma contenente il gene difettoso, che in assenza di ricambi renderebbe manifesto il disturbo nel figlio. La scoperta dei due medici australiani è stata accolta con un certo scetticismo negli ambienti dei genetisti e in quelli dei neurobiologi. Per gli scienziati, infatti, è difficile ipotizzare un gene dell' intelligenza, essendo questa in gran parte prodotto di fattori ambientali, delle connessioni sinaptiche che si producono nel corso dello sviluppo, a loro volta innescate dai condizionamenti sociali e culturali. Diverso naturalmente il discorso sui ritardi mentali, che possono spesso avere origine genetica: è probabile, si dice, che i due ricercatori abbiano individuato un gene portatore di disturbi strutturali mentali allocato sul cromosoma X, che trasmesso alla prole maschile ha maggiori possibilità di rendersi manifesto. Forse non è vero che le donne siano geneticamente più intelligenti degli uomini, ma questi ultimi hanno più possibilità di divenire deficienti.

CRONACA - Pagina 25
(06 giugno 1991) - la Repubblica

Da altre fonti:

Il cervello delle donne
Scritto da Louann Brizendine M.D.

Descrizione del libro:
"Ogni cervello nasce come un cervello femminile. Diventa maschile solo 8 settimane dopo il concepimento, quando l' eccesso di testosterone riduce i centri di comunicazione e la corteccia, e raddoppia la parte del cervello dedicata al sesso." 

Louann Brizendine è neuropsichiatra all' Università della California. Ha dedicato 20 anni di studio alla psichiatria "al femminile", focalizzata sull' interazione tra salute mentale femminile e struttura e chimica cerebrale. Nel 1994 ha fondato la Women' s Mood and Hormone Clinic, che tuttora dirige. Il suo libro, Il cervello delle donne (Rizzoli 2007 ora in Bur), è stato un bestseller internazionale.

(07 agosto 2007) - Random House (in lingua inglese)

Cervello: donne più intelligenti di uomini se c' è poco tempo

ROMA - Filosofi e grandi pensatori della storia sono stati, quasi sempre, di sesso maschile. Probabilmente perchè avevano molto a disposizione per dedicarsi alla contemplazione. Se invece avessero dovuto avere a che fare con scadenze e tempi stretti, come quelli che sembrano caratterizzare da sempre la vita delle donne, probabilmente i risultati non sarebbero stati così brillanti. Secondo una ricerca della Vanderbilt university, pubblicata sulla rivista americana "Intelligence", le donne farebbero infatti mangiare la polvere ai loro colleghi uomini quando si tratta di svolgere compiti e test con scadenze e tempi stretti. Una differenza che risulta piuttosto significativa soprattutto tra i pre-adolescenti e gli adolescenti. ''Nel nostro studio, condotto tra il 1997 e il 2001 su circa ottomila uomini e donne, di età compresa tra i 2 e i 90 anni - spiegano i ricercatori Stephen Camarata e Richard Woodcock - abbiamo visto che in generale le differenze nell' intelligenza tra i due sessi sono minime. Tuttavia, se si guarda alla capacità di lavorare bene in situazioni dove si ha un tempo prestabilito, allora le femmine sono nettamente superiori. È molto importante dunque che gli insegnanti tengano presente questa differenza tra i due sessi, quando devono giudicare il loro lavoro e preparare i test. Per valutare veramente le capacità generali di una persona, è essenziale guardare anche le performance che si realizzano senza limiti di tempo e cronometri''. Bisogna considerare che molte delle attività svolte in classe, compresi i test, continuano i ricercatori, sono direttamente o indirettamente collegati all' elaborare i dati in tempi veloci. ''L'elaborazione della velocità non si riferisce ai tempi di reazione o all' abilità di giocare ai videogame - aggiunge Camarata - ma è la capacità di completare effettivamente, in modo efficiente ed accurato, un lavoro di media difficoltà. Sebbene maschi e femmine mostrino capacità simili di elaborazione all' asilo, le femmine diventano molto più efficienti dei maschi alle scuole elementari, medie e superiori''. Gli scienziati hanno visto che i punteggi degli uomini sono più bassi delle donne in tutti i gruppi d' età nei test che misurano l' elaborazione della velocità, con una differenza maggiore tra gli adolescenti. Comunque, lo studio ha anche mostrato che i maschi superano consistentemente le femmine in alcune abilità verbali, come l' identificazione degli oggetti, la conoscenza dei sinonimi e delle analogie verbali, smentendo l' idea comune che le ragazze sviluppino tutte le capacità comunicative prima dei ragazzi.

ANSA SALUTE
(26 aprile 2006) - ANSA
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Genetica: il gene dell' intelligenza sul cromosoma x

SIDNEY - Se un bambino è intelligente, il merito è del ''cervello'' della mamma (vedi anche Rassegna stampa estera di oggi). Lo sostiene uno studio di genetica condotto dalla ricercatrice australiana dott.a Gillian Turner - pubblicato sul ''Lancet'' - secondo cui l'intelligenza dei figli dipenderebbe esclusivamente da quella delle madri, essendo soltanto le donne - il gene dell'intelligenza è situato sul cromosoma X - in grado di trasmettere la ''dote dell'intelletto'' ai propri piccoli. Secondo la studiosa del centro ''Hunter genetics'' di Newcastle, nel New South Wales, il sogno di concepire un figlio che erediti la bellezza o l' intelligenza di uno dei genitori, potrebbe dunque essere in parte realizzato: basterebbe seguire un po' di criterio nella scelta della compagna. La dott.a Turner - rivisitando numerosi studi condotti sull'intelligenza ereditaria e sulle cause genetiche che possono provocare ritardi mentali - sostiene che uno sviluppo ridotto del Q.I. sia causato da mutazioni dei geni che codificano i vari aspetti dell' intelligenza. Geni che sono distribuiti lungo tutto il cromosoma X. Per questo - conclude la ricercatrice - i maschi corrono un rischio maggiore di soffrire uno sviluppo ridotto del Q.I. rispetto alle femmine, potendo contare soltanto su un cromosoma X. Le donne, infatti, essendo dotate di due cromosomi X, potrebbero ricorrere al secondo qualora l'altro fosse danneggiato.

ADN SALUTE
(28 giugno 1996) - Adnkronos

ATTENZIONE: la presente raccolta verrà periodicamente aggiornata con nuovi articoli.